Ieri, in senso stretto, si è allenato a Trigoria. Piove, c’è il sole, fa freddo o fa caldo, per Francesco Totti fa poca differenza: sa di non essere un titolare di questa Roma, sa che dovrà conquistarsi il minimo spazio con le unghie e con i denti, ma sa anche che la squadra ha ancora bisogno di lui. Ieri, inteso come qualche anno fa, e pure qualcosa in più, Francesco Totti ha detto no prima al Milan e poi al Real Madrid. Come adesso: piove, c’è il sole, fa freddo, fa caldo, fa poca differenza. «Roma è casa».

LA LETTERA – In questo inizio di stagione, il capitano della Roma ha parlato poco. Presta la sua immagine, come sempre, alla società (giustamente è uno di quelli che sponsorizza la «Festa della famiglia del 3 settembre», con incasso devoluto alle popolazioni terremotate), ma temi calcistici, per adesso, non li affronta. Troppo forte il desiderio di lasciar parlare i fatti, lui che si sente ancora calciatore al 100%, anche se la lettera scritta qualche giorno fa, ma pubblicata ieri, lascia immaginare che il passo d’addio sia già stato metabolizzato: «Spero di avervi reso orgogliosi», dice Totti. E subito le sue parole, in un giorno pure fagocitato dalle notizie di mercato, fanno il giro del web – romanista – e fanno presa sui tifosi. La malinconia che traspare da quello che Francesco racconta (il no al Milan da ragazzino deciso da mamma Fiorella, quello al Real da grande deciso da lui) è la malinconia che avranno, tra pochi mesi, tutti i tifosi della Roma: «Per 39 anni, Roma è stata casa mia. Per 25 anni come calciatore, Roma è stata casa mia. O vincendo lo scudetto o giocando in Champions, spero di aver rappresentato e portato i colori di Roma più in alto che potessi» .

IL SOGNO – E allora, anche e soprattutto per questo, è difficile per lui pensare a quello che sarà: «Quando guardo indietro nel tempo e quello che perderò, so che quella sarà la routine, la vita di tutti i giorni. Le ore spese ad allenarsi, le chiacchierate nello spogliatoio. Penso che quello che mi mancherà di più è condividere un caffè con i miei compagni ogni giorno. Forse, se tornerò come dirigente un giorno, quei momenti ci saranno ancora. Roma per me è il mondo. Questo club e questa città sono state la mia vita. Sempre». Totti e la sua gente, una simbiosi difficile da spiegare e comprendere per chi non la vive e non l’ha vissuta in questi anni. Il sogno anche è lo stesso: chiudere con un trofeo. Per Francesco, forse, non avrebbe lo stesso sapore dello scudetto 2001 vinto da protagonista, ma ne avrebbe un altro, diverso, ma non per questo meno dolce. Per i tifosi sarebbe la storia nella storia. E pazienza, diceva ieri un ascoltatore in una radio, «se la Juve magari nelle prossime ore se compra pure Messi e Ronaldo, io me prendo sempre la Roma di Totti».

COME KOBE – Detto che Francesco Totti sarebbe il primo a sedersi volentieri in panchina ad ammirare due stelle del genere, il tempo dei saluti finali non è ancora arrivato. Totti ha scritto su The Players Tribune, portale di informazione di Kobe Bryant, che lo stesso campione Nba ha utilizzato a novembre per ufficializzare il suo addio: «Caro basket – scrisse a suo tempo – sono pronto a lasciarti andare. Mi hai fatto vivere il mio sogno, ma il mio corpo sa che è il momento di dire addio». Per Francesco Totti quel momento non è – ancora – giunto, e il suo corpo vuole essere pronto prima possibile. Tra dieci giorni allo stadio Olimpico arriva la Sampdoria in campionato, l’obiettivo è quello. Per altre lettere c’è tempo. Anche Kobe sarebbe d’accordo.

(Gazzetta dello Sport – C. Zucchelli)



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