«Gli auguro di chiudere la carriera con un grande sorriso», le dolci parole di Alex, amico di Francesco. Perché solo un amico, in questo caso Del Piero, può sperare nel bene sincero di Totti, pensando ai suoi sorrisi. Siamo ai messaggi nel silenzio, nel silenzio del capitano, che ha abbassato lo sguardo e ha preso atto di ciò che gli sta accadendo intorno. Quel giorno sta arrivando come un direttissimo e, tra l’altro, non c’è niente da ridere: 28 maggio, ultima di Totti, ultima di campionato, proprio all’Olimpico contro il Genoa, squadra che diede lo scudetto alla Roma quando lui era nato solo da sette anni. Totti è orgoglioso, non riesce a ripetere quello che ha detto Monchi. Gli amici, qualche dirigente avevano provato a convincerlo: dillo tu, dai. Quel «dillo tu» alla fine era la strada per uscirne bene. C’era un giorno meglio degli altri per rivelare il proprio destino, cioè prima del derby, quando il suo sponsor tecnico gli aveva riservato una festa in pieno centro per la presentazione del suo scarpino speciale. Tutti sapevano e pensavano (speravano) che quel giorno Totti avrebbe fatto la grande rivelazione. Il grande gesto.
IL BAMBINO E LA POESIA Dai, su, ora puoi, ora devi. Francesco era pronto, sapeva e alla fine non ce l’ha fatta. Quel «a fine stagione smetto», non è uscito affatto dalla sua bocca, forse perché non era ancora nella sua testa. Come quei bambini che salgono in piedi sulla sedia per recitare la poesia e niente, la poesia resta strozzata in gola. Totti si è fatto festeggiare per i suoi scarpini e via. Zero, nessun annuncio e poi è accaduto l’inevitabile: ci hanno pensato prima Massara, poi Baldissoni, infine Monchi. Domenica, infatti, Totti aveva ribadito che da lui «non era stato detto niente» ma con gli amici ammetteva la sua tristezza «per il giorno ormai arrivato». E il presidente James Pallotta, da Boston, ieri ha confermato il futuro del capitano nella Roma, non più da giocatore. «Con Francesco avevamo già parlato di tutto questo, lui sarà il direttore tecnico. Monchi da lui avrà solo da imparare». In serata l’ad Umberto Gandini ha ripetuto lo stesso pensiero. Adesso, con il bubbone riesploso, conta solo capire che tipo di accordo faranno la Roma e Totti e capire che festa ci sarà il 28 maggio o se Francesco (probabilmente) ne vorrà fare un’altra tutta sua. Il capitano vuole un ruolo operativo. Una sorta di consigliere tecnico, uno che sappia fare da raccordo tra calciatori e allenatore. Per ora continua ad allenarsi normalmente. A Trigoria si brinda per Nainggolan (29 anni, auguri) e lui è lì come sempre, pronto a scattare foto e selfie con chiunque entri a Trigoria, ma è anche un po’ triste. Adesso Totti si gode solo gli attestati di stima di amici, come Del Piero appunto e di Malagò che anche ieri ha ribadito che «l’annuncio dell’addio doveva arrivare da lui» e non dalla società, Mancini ha ribadito lo stesso concetto. Insomma, tanti stanno con lui. Totti ci ha provato, poi non ce l’ha fatta. Va capito.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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