Ore 13.15, un post su Facebook sorprende tutti, come i suoi assist sul campo a occhi chiusi: Francesco Totti conferma che Roma-Genoa di dopodomani sarà la sua ultima partita in giallorosso, ma non annuncia l’addio al calcio. Un comunicato-social studiato dai nuovi «consiglieri» che lo aiutano da un paio d’anni – amici e familiari di Ilary – pensato e ripensato in questi giorni, scritto senza sentire il parere della società e anticipato ai dirigenti solo in mattinata, poche ore prima della pubblicazione. Il capitano romanista è stato volutamente criptico ma chiaro a sufficienza. Scrive che «non potrò più indossare la maglia della Roma», definisce la sua passione per il calcio «talmente profonda che non posso pensare di smettere di alimentarla. Mai» e si dice pronto da lunedì «per una nuova sfida». Fuori dalla Roma, quindi, visto che il presidente Pallotta la decisione l’aveva presa due anni fa, gli ha concesso una stagione «bonus», ma ora non può davvero tornare indietro. Totti vuole continuare a giocare, questo è ormai chiarissimo. Se ci riuscirà, poi, è un’altra storia. Sperava di poter scegliere quando ritirarsi dal calcio (in realtà non vorrebbe «mai», come scrive lui) e non riesce ad accettare un’imposizione dovuta a tanti fattori, su tutti l’età. E non importa se ha già firmato un contratto di 6 anni da dirigente della Roma, con stipendio da circa 600mila euro netti a stagione e un incarico da definire all’interno dell’area tecnica.
No, a Totti ancora non interessa una carriera in giacca e cravatta o in tuta accanto all’allenatore. Non ci si vede, non sa da dove cominciare e non si sente a suo agio dentro una società che da anni ragiona in modo diverso dalla Roma in cui è cresciuto. Potrebbe essere comunque costretto a cambiare vita presto, ma adesso spera di continuare a giocare a pallone, la cosa che da sempre gli riesce meglio e lo ha reso un mito mondiale e il simbolo di una città ferita. Sì, perché da ieri la Capitale giallorossa è un tormento di domande. Cosa farà Totti? Per «nuova sfida» intendeva la carriera da dirigente nella Roma o davvero vestirà un’altra maglia? Lui che aveva giurato amore eterno, «mi sono sempre visto solo con una maglia» ha ripetuto con orgoglio negli anni, ora potrebbe diventare «l’ex bandiera». C’è una sola certezza: non giocherà in nessun altra squadra italiana.Il resto è un mare di voci. Le proposte non mancano, ma finora sono tutte chiacchiere. Dai segnali provenienti da Miami, dove gioca il suo amico Nesta, agli Emirati Arabi, con un’offerta che nei giorni scorsi sembrava concreta e invece si è rivelata un bluff. Uno dei tanti: Totti, mettendosi ufficialmente sul mercato, ora è preda facile per i tanti «sciacalli» e millantatori che s’aggirano nel mondo del calcio. Nel giro di qualche settimana conta di ricevere proposte serie e documentate, per poi decidere con la famiglia.
E la Roma? Tace e subisce. Volutamente. La società si è limitata a pubblicare sul sito ufficiale del club il post di Totti, senza commenti. Pallotta e i dirigenti speravano di leggere parole chiare a prescindere da una scelta che si auguravano il capitano prendesse mesi fa. Ma la Roma comprende il «dramma umano» del campione che si vede vicino al tramonto, circondato da adulatori più o meno interessati che lo spingono a non mollare, a reagire. Se Totti dovesse davvero trovare un’altra squadra a 41 anni, il contratto da dirigente non varrebbe più: le clausole parlano chiaro, se non accetta il nuovo ruolo dal 1° luglio quell’accordo decade. Altrimenti, se non troverà un’altra squadra, si sceglierà insieme un incarico. Pallotta sarà presente domenica allo stadio per salutarlo e consegnargli un premio sul campo dopo Roma-Genoa. La festa organizzata dal club è confermata, ci mancherebbe, e prevede che anche Totti prenda il microfono e parli alla sua gente. L’addio al calcio lo organizzerà lui in un altro momento e da un’altra parte, il suo sogno è il Circo Massimo dove ha festeggiato scudetto e Mondiale. La Roma, intanto, è costretta a guardare avanti e il nuovo direttore sportivo Monchi, che aveva chiesto a Totti di stargli vicino, se ne farà una ragione in caso di addio. E pensare che sta pensando seriamente di ingaggiare Di Francesco, ex compagno e amico del capitano, per sostituire Spalletti. Una delle tante vittime sull’altare di Totti. Ma questa è un’altra storia.
(Il Tempo – A. Austini)
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