Francesco Totti, capitano della Roma

Miti al tramonto, uno dietro l’altro. L’ultima bandiera ad ammainarsi quest’anno è quella di John Terry, 36 anni e 22 da simbolo dei Blues, che ha appena annunciato il suo addio al Chelsea a fine stagione «per cercare una nuova sfida». Probabilmente in quell’America che ha già accolto Gerrard e Lampard per i mesi finali delle rispettive carriere. Entrambi si sono ritirati nei mesi scorsi, Lahm, capitano e simbolo del Bayern Monaco, lo farà il prossimo giugno a «soli» 34 anni. Una generazione di fenomeni che se ne va, da Del Piero a Raul fino a Zidane e Ronaldo, tutti ormai hanno iniziato a far altro. Tranne uno, Francesco Totti, incapace di staccarsi dal pallone e ancora lì ad allenarsi e giocare con la Roma, anche se ormai per pochi, inutili minuti. C’è chi parla di mancanza di rispetto, chi di una ripicca di Spalletti per quanto successo l’anno scorso, di sicuro mette parecchia tristezza assistere a una chiusura di carriera così malinconica del miglior giocatore della storia romanista per distacco.

Poteva dire basta al termine della passata stagione, l’avrebbe fatto da protagonista, da Totti, invece ha preferito rinviare l’addio ai campi. Ora, mentre si avvicina a spegnere 41 candeline, il dilemma si ripresenta. Il capitano non ha ancora annunciato la sua decisione, ha ammesso di averla presa ma ci vuole pensare un altro po’ prima , il tempo di togliersi gli ultimi dubbi e capire cosa succederà nella Roma. A cominciare dalla panchina: l’addio di Spalletti praticamente certo gli toglie un «problema», visto che i rapporti fra i due sono nulli o giù di lì. Troppe tensioni del passato riemerse nella scorsa stagione, un botta e risposta continuo, spesso in pubblico e deleterio da parte di entrambi, che li ha allontanati e messi di fatto uno contro l’altro. L’assenza di dialogo si riflette sulla gestione tecnica delle ultime settimane: Totti chiamato a entrare nei minuti finali delle partite, di certo non felice di farlo ma neppure «libero» di lamentarsi per non alimentare ulteriori polemiche.

Dall’altro lato l’allenatore si è sentito poco supportato dalla Roma in questa difficile gestione ed è anche per questo che lascerà Trigoria a fine anno. Pallotta preferisce tenersi alla larga dalla questione, per lui è tutto risolto con il contratto di sei anni già firmato da Totti per proseguire la sua avventura nella Roma da dirigente. Ma il nodo adesso è proprio sul ruolo che Francesco dovrà ricoprire in società. Nell’accordo siglato con il club è stato messo nero su bianco che si tratterà di un incarico nell’area tecnica. Nei prossimi giorni il capitano vorrebbe incontrare i dirigenti italiani per dare «un nome» al nuovo lavoro, ma la situazione in divenire della Roma rischia di far passare la sua posizione in secondo piano. Sta arrivando il futuro direttore sportivo, Monchi, mentre Baldini è a caccia del successore di Spalletti. Una volta che le altre caselle si saranno riempite allora Totti potrà trovare una sistemazione, preferibilmente vicina alla squadra: nella sua testa il ruolo ideale è quello di tramite tra allenatore e spogliatoio, sulla scia di quanto fa Nedved alla Juve o Peruzzi nella Lazio.

Nel frattempo la stagione potrebbe finire senza annunci. Il capitano sognava di chiudere in un altro modo, con un trofeo, ma non c’è stato niente da fare. Pensarlo di nuovo in campo nella prossima stagione è davvero difficile, qualora lo chiedesse Pallotta stavolta sarebbe molto più fermo. La storia di Totti-calciatore è agli sgoccioli. Con un finale che andava pensato e scritto molto prima.

(Il Tempo – A. Austini)



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