Francesco Totti

Mica facile. Un «cucchiaio» alle lacrime, in fondo, pare più complicato di quello fatto a van der Sar in quell’estate olandese del 2000, ma volete che Francesco Totti non ci provi? E così il capitano della Roma domenica sera, dopo la tempesta emotiva scatenata dal suo addio alla Roma celebrato all’Olimpico, nella cena con parenti e amici ha sorpreso tutti. «La lettera mica è finita – ha detto, accennando a quella recitata poche ore davanti alla folla commossa –. Manca un punto: il prossimo anno continuo. Non so dove, ma continuo».

SOGNO MIAMI Panico nelle redazioni: ma allora il «Totti day» è stato solo un bluff? Non proprio. Al netto della ripresa video fatta con un cellulare, chi era presente alla cena, consumata nel classico ritrovo «tottiano» all’Aventino, racconta come Francesco abbia fatto quella affermazione solo per togliere dal «lutto» calcistico molti dei presenti che ancora continuavano a piangere. In realtà, se è vero che la voglia di calcio giocato resta intatta, a questo punto solo una proposta «perfetta» potrebbe far virare Totti verso una prosieguo della su carriera altrove. Ovvero: località estera, gradita alla famiglia e di facile collegamento con l’Italia. Sull’ingaggio all’altezza della sua fama non spendiamo neppure parole, tanto pare ovvio. L’impressione, però, è che al momento Francesco non abbia niente di tutto questo in mano, anche perché Cina e Medio Oriente convincono poco. I primi punti sarebbero tutti graditi da Miami, ma la situazione deve ancora indirizzarsi in forme concrete.

VICEPRESIDENTE E allora va a finire che il futuro la riveli l’altra metà del cielo giallorosso, ovvero Luciano Spalletti. L’allenatore infatti – nell’intervista andata in onda ieri a «La partita perfetta» su Sportitalia – ha raccontato il contenuto di una chiacchierata fatta con Totti. «Gli va fatto fare il vicepresidente. Non me ne vogliano i direttori o Pallotta. Dico il mio pensiero schietto. Ho parlato con lui, lo gratificherebbe. Incarico corretto, giusto per quella che è la sua storia, il suo valore e la figura che la Roma può ancora usare…». Insomma, che Totti possa diventare vicepresidente sembra un’ipotesi sempre più concreta, anche se un vero colloquio con Pallotta non c’è stato, ma solo uno scambio di battute tra i due domenica nel dopo partita: «Sei il numero uno», «No, sei tu il numero uno». Scherzi. Più serio invece il d.s. Monchi, che a «Cadena Ser» ha detto: «Francesco ha già un’offerta da parte del club e una da parte mia perché lavori al mio fianco, può aiutarmi molto. Ora però dovrà prendersi del tempo per decidere, è giusto aspettare».

ULIVIERI CHIAMA Nel frattempo, anche il vicepresidente federale, Renzo Ulivieri, prova a giocare le proprie carte. «Perdere un capitale con le sue doti, tecniche e umane, non è interesse di nessuno». L’idea sarebbe quella di inserire il numero dieci nel gruppo dei docenti della scuola allenatori: «Ovviamente c’è un percorso da seguire, facendo il corso e il tirocinio. Ma Totti è una persona che ha passato una vita nello spogliatoio e quindi una mano ce la può dare». Idea ottima. Discorso diverso, invece, sarebbe quello di inserire il capitano giallorosso (ancora fino al 30 giugno) nei quadri federali. Anche qui, il proposito sarebbe eccellente, ma gli stipendi federali non potrebbero mai competere con quello offerto dalla Roma, ovvero circa 600 mila euro netti a stagione per 6 anni. Perciò anche da questo punto di vista il club giallorosso è in vantaggio.

LUI E CRISTIAN E allora, segnalato come Totti sia stato inserito ieri nella «Hall of Fame» della Roma (sorpresi?), alla fine tutto torna a ruotare per lui intorno a Trigoria. Dove ieri puntualmente è stato. Non per allenarsi, ovviamente, ma per accompagnare il figlio Cristian all’allenamento. Come dire, la Roma al momento sembra essere ineluttabilmente nel destino di Totti. Poi, se l’offerta perfetta dovesse materializzarsi in tempi ragionevolmente brevi, c’è ancora tempo per l’ultimo «cucchiaio» al destino e alla storia personale. Anche se forse in tanti, dopo le emozioni di domenica, ci resterebbero un po’ male.

(Gazzetta dello Sport – M. Cecchini)



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