A lanciare il dibattito fu proprio Massimo Ferrero a marzo dello scorso anno, quando parlò di Totti e disse: «Non può andare a giocare all’estero, le opere d’arte non si cedono: e lui è un monumento italiano, un patrimonio dell’Unesco». Nel frattempo è successo anche altro, oltre alla firma del contratto per un altro anno. Che quel patrimonio dell’Unesco è stato lentamente riconosciuto anche altrove, più o meno in ogni stadio in cui Totti ha messo piede. È cambiata la percezione, l’idea, il senso di avere Totti contro. Non più nemico o avversario, ma un’opera d’arte da omaggiare.

Ieri Totti e la sua famiglia hanno ricevuto un bel mazzo di rose rosse (con bigliettino di auguri) da Maradona, a cui il capitano prima di Natale aveva mandato la sua maglia personalizzata. Appena 24 ore prima a tributare un dolce saluto a Totti era stata invece la Dacia Arena. Era già successo nel finale della scorsa stagione, a San Siro (con il Milan), ma anche in alcune gare di questa. A Firenze ad esempio, da sempre una delle città più dure per Totti, quando il 18 settembre il Franchi gli tributò un lungo applauso. Ma è successo anche con il Crotone in casa o a Torino, dove tutto lo stadio (granata) gli ha tributato un applauso commovente. Come ad Udine.

(Gazzetta dello Sport)



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