Le nozze sono d’argento, il file audio-video di questa domenica di settembre è oro puro, da prendere e proiettare negli anni a venire. Francesco Totti è parte assai rilevante di una storia della Roma che chissà come sarebbe stata senza. Una Roma ricca e povera, ricca com’è apparsa ieri nel secondo tempo, povera come sembrerà quando alla fine della stagione – se il comunicato della società sull’ultimo rinnovo non inganna – sarà tempo di voltare pagina. «Sarà perché ti amo» sembrano urlare i compagni quando rincorrono Totti sotto la curva Sud, minuto 93 di una partita durata due giorni, ricchi e poveri pure loro.

CHE NUMERI – Ma in fondo a un pomeriggio dilagante in tutto e per tutto, vale l’emozione di aver visto ancora una volta Totti cambiare la partita, a 16 giorni dal 40° compleanno, 22 anni e una settimana dopo il primo gol in Serie A. Ora sono 305 in 25 stagioni con la Roma, 249 in A, 23 stagioni consecutive con almeno una rete segnata: i record sono in fila, chissà quanti altri ne arriveranno. E allora val la pena pensare ad alta voce che «se sto così, se la testa mi porta a fare questo, perché pensare di smettere?». L’interrogativo esce dal cuore, non ragionato, spontaneo come spontanei sono quei palloni di prima che hanno messo in porta un numero imprecisato di volte Dzeko e Salah. La Sampdoria è l’ultima spilla di una serie iniziata ad aprile: nelle ultime otto partite giocate Totti è entrato attivamente in almeno un gol della Roma. E in queste 8 gare ha segnato 5 reti e infilato 3 assist. Forse hanno ragione pure gli avversari, quando dicono: «Francesco è questo, ci ha fatto godere tante volte». Parola di Luis Muriel, mica di un romanista. «È il più forte calciatore italiano degli ultimi 20 anni, più di Baggio», sentenzia Viviano mentre va via dall’Olimpico con la maglia numero 10 della Roma. «Francesco è stato fantastico, temevo potesse sbagliare il rigore con il campo bagnato – ha detto James Pallotta –. Ha fatto grandi passaggi, ma non è stata solo la sua partita».

LA DEDICA – E lui? Se la ride, con il figlio Cristian a bordo campo: «Vivo serenamente questa stagione. Mi aiuta la testa, il fisico regge, la serenità familiare fa il resto. Quando entro io la gente si esalta e io non posso che ricambiare dando qualcosa in più. Ma tutta la Roma ha mostrato un grande orgoglio, l’abbiamo ribaltata in 11». Però, quel rigore al 93’, il 70° realizzato in A (nessuno come lui), stavolta pesava più del solito: «Per la prima volta ho avuto un po’ di paura di sbagliare – ancora Totti –. Ma era giusto coronare questa gara con un assist e un gol. È stata una favola, voglio continuare a scriverne altre. Questa, intanto, la dedico a mia zia Teresa (gravemente malata, ndr)». E anche questo file audio qui è d’oro.

(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini)



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