Uno così non gioca titolare dal 20 settembre 2015 (Roma-Sassuolo), praticamente da un anno. Sembra strano ma è così. Forse perché, Pallotta dixit, il suo corpo non riusciva più a fare quello che dice la mente. No, proprio no. Mai frase è stata più smentita di questa, ma così è. Smentita dai fatti. Il suo corpo faceva perfettamente quello che gli diceva la mente. Le valutazioni si fanno, certe volte possono essere sbagliate, Jim magari avrà rivisto i suoi pensieri. Così come chi lo aveva definito un «problema» per la Roma e addirittura per Dzeko, quando oggi, sempre i fatti, dicono che con il bosniaco la Roma ha vinto otto partite su undici (tre le ha pareggiate), ha segnato otto reti, loro due insieme sei. Di sbagliato in Totti c’è che non può essere clonato. Anche Spalletti oggi sostiene che ce ne vorrebbero cinque. Impossibile, perché uno così è irripetibile, quindi non moltiplicabile. Però ancora c’è, vive e lotta insieme ai suoi compagni, mentre la splendida classe ‘76 con cui si è accompagnato per anni, dai vari Nesta, Shevchenko, Ronaldo, Seedorf e via dicendo, ha scelto altre carriere e ha smesso da tempo e ora è piena di ex giocatori. Totti non è umano, forse ha qualcosa di metallico addosso – oltre alle viti nella caviglia con data 2006 – che lo rende tipo RoboCop, anzi RoboCap(itano). Gioca poco, e per questo si mantiene ancora bene, non gli fanno più fare gli straordinari, perché non può: nelle ultime 10 partite di campionato Totti ha giocato solo 205 minuti segnando 5 gol. Una media (uno ogni 41 minuti) alla Montella (o Higuain) vecchie maniere, quando Capello lo considerava poco e lui rispondeva con rabbia e reti. Totti la rabbia la nasconde dentro e fuori mostra sempre quel viso emozionato e quello sguardo buono, che nasconde microvendette (seppur verbali). Non è il momento, perché Francesco intanto sta facendo parlare tutti di sé, mentre lui si gode nella normalità il day after, questo come altri cento che ha vissuto in passato. Tutti i giornali gli hanno dedicato un fondo, gli chiedono interviste e oggi ci sono paesi pronti ad accoglierlo, dall’India agli States, fino agli Emirati. France Football, che vuol dire Pallone d’Oro (il suo grande sogno mancato) dopo l’ultima giornata dei vari campionati, ha scelto il meglio e ha inventato un 3-4-3: Fabianski (Swansea); Piccini (Betis), Javi Martinez (Bayern Monaco), Orban (Lipsia); Modric (Real Madrid), De Bruyne (Manchester City), Gomez (Alaves), Pohjanpalo (Bayer Leverkusen); Griezmann (Atletico Madrid), Higuain (Juventus) e Totti (Roma). C’è.

SMETTO, NON SMETTO Mi si nota di più se smetto o se non smetto? Totti non è il tipo che fa questi giochini morettiani. Va avanti come si sente e le parole di domenica lasciano aperta ogni porta. Chissà se smetterà, ormai con lui non si capisce più niente. Davvero. E la società ora tiene aperta ogni porta, abbandonando la rigidità dello scorso anno, questo almeno filtra. «Puntate ancora su di me. La mia passione è senza limiti e per questa Roma ci sarò sempre. Ho sempre cercato di vivere la professione con un po’ di disincanto e sempre con la voglia di divertirmi». Parole del capitano di qualche giorno fa. Parole che racchiudono un personaggio, un modo di fare, e oggi i suoi colpi sono spinti dalla voglia di divertirsi, e di non sentirsi addosso una professione che gli ha portato popolarità e ricchezza. Quindi con tutti quei soldi, ma chi glielo fa fare?Glielo fa fare la Roma, la voglia di essere al centro di Roma e di provare ancora a vincere qualcosa da protagonista. Sempre divertendosi. Lui gioca, la Roma vince, le magliette con la dieci sulle spalle sono ancora oggi lepiù vendute. Il tempo s’è fermato. Nei ritiri, ad esempio l’ultimo, è ancora il più ricercato,ma non dal quarantenne: dal quarantenne, dal sedicenne, dal bambino di sei anni al signorotto o la signorotta di settanta. Tutti cercano lui, quasi solo lui. Come se la Roma fosse solo Totti. Possibile? Possibile e grave allo stesso tempo.

ULTIMI RECORD Ha toccato quota 602 partite in Serie A spalmate su venticinque stagioni (755 complessive), ed è sul podio dietro Zanetti, che ormai è raggiungibilissimo con 615 e l’ormai Maldini (647), anche se non dovesse smettere nemmeno la prossima stagione (Maldini è stato più “fortunato”con gli infortuni). Il 27 settembre spegnerà 40 candeline, soltanto 26 calciatori hanno giocato in A quando avevano già compiuto 39 anni, 16 erano portieri, il più vecchio non portiere è stato Costacurta, che ha segnato a 41anni e 25 giorni.«Mi dispiacerebbe perdere questo record», ha detto l’ex milanista. Di sicuro non raggiungerà Ballotta, che giocò fino a 44anni. Forse.

(Il Messaggero – A. Angeloni)



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