(Gazzetta dello Sport – A. Catapano) No, non ha smesso. Non è vero. «Dice che ha smesso, ma in realtà…», scherza, ma non troppo, l’interista Enrico Bertolino, che conduce la serata. «Se dipendesse da noi calciatori, non smetteremmo mai…», gli risponde lui. E poi, con un velo di malinconia negli occhi: «Ma di un quarantenne suonato come me, che ve ne fareste oggi?».
EREDITÀ – Francesco Totti, l’Imperatore di Roma, capitano per sempre, «un patrimonio di tutto lo sport italiano», garantisce il presidente del Coni, Giovanni Malagò. Da ieri, anche Leggenda per i lettori della Gazzetta. Applaudito, fotografato, coccolato. Invocato, anche a Milano. Ride, scherza, Totti tiene il palcoscenico da attore consumato. Ma quando arrivano le immagini che sintetizzano una carriera infinita, dal bellissimo 17 giugno allo struggente 28 maggio («Non vorrei rivederlo mai il mio addio, ma me lo chiedono i miei figli»), verrebbe quasi voglia di abbracciarlo. «Sono stato bravo a capire quando smettere, ma è stato molto doloroso dopo 25 anni. Sono sincero, ogni tanto, quando guardo i miei compagni, cioè ex compagni, mi viene voglia di mettere gli scarpini». «Per me certe giocate le farai anche a 80 anni, la classe non finisce mai», gli dice Buffon dalla platea. «Gigi, sei un amico. Ci conosciamo dal 1993, dall’Under 15. Sarà per questo che ti ho fatto tutti quei gol?». Davvero, a distanza di mesi ancora è dura capacitarsene. Sarà perché, come dice il regista Carlo Verdone in un video omaggio proiettato per lui, «Abbiamo bisogno di lui. Di questo nome. Totti è Roma. Per noi, ha fatto come l’imperatore Augusto che prese una città di sassi e la riconsegnò di marmo: ci ha restituito la gioia di andare allo stadio con i nostri figli. Ecco, ora non ci resta che sperare in Totti junior».
OBIETTIVI – È il sogno di tutti i romanisti. «Un giorno, chissà, troverò il mio erede…», ci spera anche lui. Guardando avanti, ma non così avanti, c’è un altro sogno da realizzare. «Scudetto alla Roma e Champions alla Juventus – gli chiedono anche in vista della super sfida prenatalizia dello Stadium –? Perché no, magari. Vincerei uno scudetto da dirigente al primo colpo, dopo averlo vinto da capitano. Non sarebbe male». E non se la cava male nemmeno da dirigente, Totti. «Io mi sono calato subito nel nuovo ruolo, e la squadra sta andando alla grande anche senza di me – sorride –. Noi proveremo ad arrivare in fondo a tutte le competizioni, abbiamo i mezzi per farlo». Il sorteggio per gli ottavi di Champions non è stato particolarmente crudele con la Roma. «Con lo Shakhtar – commenta Totti – sarà un ottavo da 50 e 50. Sono alla nostra portata, ma hanno una certa esperienza in campo internazionale e non possiamo sottovalutarli».
ALLENATORI – Parliamo di Eusebio Di Francesco, che sta andando oltre le aspettative. «Sorprendente, davvero. Lo conoscevo come uomo, ma è anche un tecnico eccezionale, sempre molto preparato. In pochi lo avrebbero detto, c’è un bel clima con lui nello spogliatoio. E in campo, con lui, la squadra ha sempre le idee chiare. Se lo avessi avuto già dallo scorso anno? Forse il mio addio sarebbe stato meno traumatico». E a proposito di allenatori, con la solita schiettezza, «Gattuso sulla panchina del Milan – dice – fa un certo effetto, anche perché prima c’era un mio amico…». Amico come Spalletti? «Chiedete a De Rossi…». E con un ghigno dribbla l’ultima polemica e se ne va. Tra gli applausi (e un pizzico di nostalgia).
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