Piazza Francesco Totti

Inserendo sul navigatore dello smartphone piazza Francesco Totti, l’indicazione è precisa. Direzione sud-ovest, seguendo il Tevere che va a gettarsi in mare. E a Testaccio, quartiere che per dieci anni ha visto giocatori con la casacca gialla e rossa calciare un pallone, domenica notte è apparso lui, il capitano ormai ex, poche ore dopo aver salutato migliaia di tifosi all’Olimpico. Ecco Francesco a piazza Santa Maria Liberatrice immortalato sotto alla targa – VIII Re di Roma – che tutto il rione gli ha dedicato: «Sta pure sul navigatore! Una foto me la dovevo fare». Lì, accanto al Giardino Famiglia Di Consiglio, sul muretto, siede Michael, 23 anni: «Sono venuto apposta, io sono romanista da ancora prima che nascessi». Si è fatto un selfie, come le centinaia di altri che da domenica, il giorno in cui è apparsa la targa, si recano in una sorta di pellegrinaggio laico per una foto ricordo, prima che la piazza venga riconsegnata alla sua legittima proprietaria – Santa Maria Liberatrice – sempre che non prevalga il sapore popolare e folkloristico dell’iniziativa: «Era la festa della Madonna – racconta Massimo, che ha una pizzetteria sulla piazza – qualcuno ha approfittato della confusione e ha messo la targa».

L’AMICO Chi passa lo ripete in continuazione: «Francesco è stato qua due sere fa», come se fosse un parente, un amico, uno di famiglia. Enrico Stovali ha 35 anni e Totti lo incontrava da bambino al bar in via Vetulonia: «Per me era già un mito. Simpaticissimo, alla mano. Non ha mai tradito, anche a discapito di possibili soddisfazioni personali». Jasmine fa mille tentativi prima di lasciare che sia Marco a scattarle una foto: «Quando mi sono innamorata di lui avevo 8 anni e Francesco 15, a Trigoria. Mamma Fiorella mi disse che ero la sua prima tifosa. Sono tre giorni che non la smetto di piangere». «Totti è più grande del Papa» afferma Valerio, tifoso con 20 anni di stadio alle spalle. «Se si candidasse a sindaco unirebbe tutta Roma» scherza Giulia. «Io mi sono commosso. E sono laziale», dice Marco, un omaccione grande e grosso che si è appena fatto un selfie con sua figlia sotto l’epigrafe. C’è chi aspetta il proprio turno per una foto, mentre si formano capannelli di sconosciuti che si lasciano andare ai ricordi: «Siamo usciti in strada in lacrime, è stato un dolore troppo forte» racconta Claudia, mentre Cristiano, che ha tatuato lo stemma della Roma sul braccio, ricorda il pianto a dirotto allo stadio, insieme al figlio Alessio, per il saluto al capitano di sempre: «Sono passati tre Papi, sei sindaci, non so quanti governi – sibila Ylenia, 26 anni – invece lui c’è sempre stato». A domani allora, appuntamento a piazza Francesco Totti. E chissà che il capitano non ripassi.

(Il Messaggero – A. Di Liegro)



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