ULTIME NOTIZIE AS ROMA TOTTI – Sembra quasi di essere saliti sulla macchina del tempo e di aver fatto un bel viaggio nel passato giallorosso, più o meno recente, scrive La Gazzetta dello Sport.
Alla ricerca del solito refrain, quello che spesso ha caratterizzato il rapporto tra Francesco Totti e la Roma. Fatto di amore, passione, sentimenti. Ma anche di voglia di vincere. E di richieste. «Per vincere servono campioni e in questa Roma non ci sono campioni, ma dei giocatori importanti che possono far bene in un contesto di squadra», ha detto ieri l’ex capitano giallorosso. Una richiesta che ha contraddistinto spesso la sua storia romanista, prima e dopo lo scudetto. Ma non solo.
Ieri mattina Francesco Totti è stato presentato da Digitalbits come global ambassador, all’interno della splendida cornice costituita dalla Lanterna di Fuksas, nel centro di Roma. A presentarlo Al Burgio, fondatore della blockchain americana. Totti si è legato al main sponsor della Roma per tre anni (si vocifera per un compenso globale di 5 milioni di euro), aspetto che inevitabilmente lo ritufferà al centro delle cose giallorosse.
«Ma questo accordo non vuol dire che rientri nella Roma – sottolinea lui – Il futuro non so cosa mi riserverà, tutto può succedere. Di certo da oggi in poi avrò più occasioni per parlare con la società». Poi, è ovvio, il discorso è scivolato proprio sulla Roma attuale: «La mia Roma, quella è stata casa mia per trent’anni. Non stiamo vivendo un grande momento, ma sono sicuro che la società e l’allenatore ci vogliano far tornare a sognare. Ma servono giocatori, un allenatore importante e una società che ti faccia sentire a casa». E poi i campioni, appunto, quelli che ha chiesto spesso in passato.
Quando giocava, infatti, c’era la storiella che dentro Trigoria decidesse lui tante cose. «Tutte ca…ate. Non ho mai chiesto niente, se non di poter vincere – ha detto Francesco l’anno scorso – È vero, volevo giocatori forti come Buffon, Cannavaro e Thuram perché non avevo voglia di fare il bamboccio mentre gli altri festeggiavano. Dov’è la colpa?». Esatto.
Siamo a cavallo dello scudetto, tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila. Totti prima chiede campioni per vincere, poi per continuare a farlo. A Buffon e Cannavaro telefonò personalmente, nel 2003 poi esplose: «Non mi bastano uno scudetto e una Supercoppa, ho ancora 6-7 anni davanti, voglio vincere il più possibile. Io 3-4 nomi li ho fatti…».
Franco Sensi non gradì, ma gli voleva talmente bene che fece finta di niente. Nel 2008, invece, Totti era pronto addirittura a rinunciare a un milione di euro del suo stipendio per permettere alla Roma di portare a casa Mutu e chiudere la trattativa con la Fiorentina. Trattativa che saltò in extremis, Totti ci rimase male: «Ci avevo fatto la bocca, volevo fare coppia con lui in attacco. Per sostituirlo il club parlò di due giocatori da prendere. Io, per evitare problemi, non faccio nomi».
Ma qual è l’idea di Totti della rosa attuale? Considera Rui Patricio un buon portiere, Abraham un investimento su cui credere. Ma vorrebbe che accanto avesse un esterno importante, alla Salah, che gli facesse fare quei gol che l’egiziano faceva fare a Dzeko, per esempio. E poi pensa che vada preso un grandissimo centrocampista e un difensore centrale dominante, uno che faccia davvero la differenza.
Difficilmente verrà accontentato, a livello di nomi. Per il centrocampista la Roma continua a seguire da vicino Grillitsch (Hoffenhaim) e Roca (Bayern), dove piace anche Tolisso. Poi gli occhi di Pinto sono sul terzino destro (Celik, Dalot e Henrichs). Nomi diversi da quelli che sogna Totti. E anche un po’ tutto il popolo giallorosso.
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