I 6 minuti mancati di Francesco Totti contro il Milan, in un San Siro pronto ad alzarsi in piedi per lui, hanno fatto trovare tanti consensi «extra» al capitano della Roma, soprattutto perché le parole di Luciano Spalletti nel dopo partita parevano dettate da un apparente rancore che ha imbarazzato molti in società. «Se tornassi indietro non verrei mai ad allenare la Roma. È la prima cosa che ho detto al presidente e al d.g.».
Nel pellegrinaggio delle dichiarazioni il numero dieci giallorosso è stato liquidato sia dal punto di vista tecnico («l’ho fatto giocare in casa col Villarreal, dopo aver vinto fuori casa, e non s’è visto pallino per tutta la partita»), che professionale («a Palermo non entra perché aveva mal di schiena, telefona a Chivu, telefona a Bergomi»). Morale: ieri tra i due a Trigoria non c’è stato alcun chiarimento ed il gelo è rimasto palpabile, col capitano triste e arrabbiato, nonostante la piena solidarietà dei compagni, quasi tutti dalla sua parte.
Eppure Spalletti nei suoi discorsi è stato sincero. «Un anno fa avevo detto: “Io ritorno però va fatta chiarezza con lui”, ma non sono stato convincente». Lo è stato però sul caso specifico, visto che il presidente Pallotta si è schierato. «È stato bello vedere tutti applaudire Totti, ma la squadra viene sempre prima di tutto – dice al Messaggero –. L’allenatore ha fatto il cambio giusto, perché stiamo combattendo per l’accesso alla Champions. E se avesse messo Totti gli ultimi 5-6 minuti qualcuno avrebbe detto che non sarebbe stato rispettoso. Non potrei biasimarlo se dovesse lasciare la Roma, perché i media scrivono sciocchezze. Aspettate la fine della stagione perché avrò molto da dire su tutta la storia».
Il club sa bene come ormai Spalletti e il «dirigente» Totti non potrebbero mai collaborare. Così, se il tecnico mantenesse fede alle sue parole e andasse via – l’Inter sembra l’approdo – non farebbero una piega, prendendo in considerazione le già sondate candidature di Emery, Montella e Di Francesco.
(Gazzetta dello Sport)
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