Si sente come un venticiquenne, beato lui. Può sembrare una minaccia, se torniamo indietro di qualche mese, quando Francesco Totti provava a convincere gli scettici che il corpo faceva perfettamente ciò che gli suggeriva la mente. Oggi il capitano rilancia: mi sento come un venticinquenne. Boom. Dopo Roma-Sampdoria aveva dichiarato candidamente: «Se sto così, perché devo smettere?». Appunto, perché. Forse oggi dovrà essere riscritto quel comunicato in cui si urlava: «Francesco Totti indosserà la maglia della Roma per un’ultima stagione». E chi può dirlo? Guarda come va a finire: la provocazione estiva di Luciano Spalletti («siete voi che volete farlo smettere, Francesco giocherà ancora») potrebbe diventare una profezia di Michéle de Nostradamus. Totti ha cominciato zitto zitto, s’è messo a disposizione stando spesso a guardare, conoscendo il suo ruolo: l’esordio in campionato proprio contro la Sampdoria e lì il primo segnale, per i più credenti, dell’esistenza di Dio. Ma come, a quell’età ancora quelle giocate? Oggi la Roma ha un calciatore in più da considerare tra i titolari, cosa impensabile fino a poco tempo fa. Totti non solo ha dimostrato di poter ancora giocare, ma di essere ancora il migliore o tra i migliori calciatori della Roma per qualità e incisività. Si sta rivoltando il trend: le partite che fin ora poteva giocare potrebbero diventare quelle in cui si doveva (o dovrà) riposare. Bella l’idea, chissà se Spalletti è d’accordo. E l’avvicinarsi della grande sfida con l’Inter ci porta proprio a questo dubbio: Totti non sarebbe utile (anche) contro i nerazzurri? Lo sarebbe, ma al di là dei suoi pensieri da Peter Pan, i quaranta anni compiuti martedì possono pesare nella gambe a soli tre giorni di distanza dall’ultimo sforzo. Magari, visto come sta e quello che ancora fa, sarebbe stato meglio preservarlo per la sfida contro l’Inter. Totti concorre per un posto da titolare, perché ne è ancora capace. Come un venticinquenne o giù di lì. Francesco sta abbattendo ogni barriera della decenza.
I SENSI OFFESI – Grazie a lui oggi un calciatore può convincersi di giocare fino a quell’età. Ha allungato la su carriera e quella degli altri. Totti oggi non è il vecchietto dove lo metto, ma ha dimostrato di essere uno da prendere in considerazione anche per i big match. Un venticinquenne, come l’anno dello scudetto del 2000/2001. Scudetto vinto con la famiglia Sensi, che ieri si è divisa su Totti: la signora Maria ha esternato il suo dispiacere per non essere stata invitata al compleanno di Francesco («mi ha deluso come uomo»). La figlia, Rosella, in serata ha smorzato la polemica, comprendendo comunque lo stato d’animo della mamma. «Il nostro affetto è imprescindibile: ti voglio bene fratellone».
DIEGO L’INTENDITORE – «Sono arrivato qua e ho messo tutto quello che avevo per fare un ruolo che non avevo fatto, poi arriva Francesco e ti rendi conto che non hai mai giocato a calcio Ti dà una lezione sui passaggi e sui movimenti e ti rendi conto che tu non hai fatto niente». Una frase da leggere, rileggere e magari imparare a memoria: Perotti se ne intende, questo pensa di Totti. Il rischio di trattare il capitano come un fenomeno da baraccone, da portare in giro per l’Italia per le ultime apparizioni, è stato superato. Totti, a quaranta anni, è ancora una certezza. Da gestire e non da spremere. Può essere utilizzato come soccoritore di situazioni perse o anche come uomo centrale per una grande sfida. Lui accetta le decisioni ma sa anche guidare e aiutarti a prendere quella giusta. Del resto, ha ragione Strootman: «Con lui in campo ci sentiamo più sicuri». E la Roma oggi ha bisogno di sicurezza. Di Totti. Come al solito.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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