La carezza di De Laurentiis a Sarri («Questa è casa sua, può restare a vita e avere un ruolo alla Ferguson») nei giorni scorsi, chiude apparentemente la porta alla prima scelta di Baldini per il post-Spalletti. Se l’accostamento alla leggenda dello United non sempre ha portato bene (lo fece anche Pallotta con Garcia), rimane comunque una mossa che a meno di scossoni imprevisti, azzera lo spiraglio che si era aperto nelle settimane scorse dopo i contatti tra le parti. Nel giugno del 2018 sarà un’altra storia che la Roma, ad oggi, non si può permettere di aspettare e conoscere. Perché il nuovo ciclo, l’ennesimo, parte il 29 maggio, il giorno dopo Roma-Genoa, ultima gara di campionato. Spalletti dopo quanto detto a Milano – dove ha preso le distanze dal club, reo di non avergli risolto il problema Totti: «E poi c’è la società, che sta lì a guardare…» – al netto di nuove retromarce già sabato in conferenza stampa, aspetta soltanto di conoscere l’esito del corteggiamento dell’Inter per Conte. Qualora fallisse l’assalto al tecnico del Chelsea, con le quotazioni di Simeone in ribasso, avrebbe la strada spianata per la Pinetina.
L’IDENTIKIT Non ingannino infatti le parole concilianti di Pallotta nei suoi confronti, rilasciate lunedì a ilmessaggero.it. Perché se il presidente ha preso le sue difese sul caso-Totti, gli ha anche indicato l’exit strategy da utilizzare («Se dovesse lasciare la Roma non potrei biasimarlo perché i media scrivono sciocchezze ogni settimana») che tra l’altro Lucio ha già individuato da tempo. Perché «le sciocchezze dei media» è sia la formula magica che fa presa in città per giustificare l’ultimo successo romanista targato ormai dieci anni fa, che l’alibi perfetto per club e tecnico per voltare pagina. Il profilo che cercano a Trigoria è quello di un tecnico ‘italiano’ che non abbia legami pregressi con la piazza. Depennati dalla lista Sarri e Gasperini, rimangono Montella, Di Francesco (che aspettando una telefonata dalla Roma rischia seriamente di essersi precluso la panchina della Fiorentina) e… Paulo Sousa, portoghese soltanto di passaporto. Detto che tra Spalletti, Zeman, Andreazzoli e il possibile ritorno di Vincenzo già prima del boemo si è spesso bypassata la seconda condizione, il nome più credibile per ora è quello del tecnico del Milan.
TIRI MANCINI Che potrebbe lasciare il posto a Mancini, indicato però dalla stampa francese anche come il possibile sostituto di Emery al Psg. Tecnico spagnolo che, nemmeno a dirlo, è il primo nome del ds Monchi. Il paradosso è servito: proprio Mancini, il primo avvicinato per il post-Spalletti, potrebbe indirizzare comunque la scelta della Roma. Come? Accasandosi a Milano o a Parigi e liberando uno tra Montella e Emery, che si trasformerebbe nel prescelto di Pallotta.
(Il Messaggero – S. Carina)
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