Un conto è poter schierare sempre, o quasi, gli stessi uomini, tutt’altro è doverli cambiare, e per diversi motivi (per infortuni e/o per scelte di mercato poco condivisibili), in continuazione. Ti chiedi perché il Napoli di Sarri difenda meglio della Roma di Spalletti e la risposta, forse, è proprio in questo aspetto. E si arriva al momentaneo dato: sei reti incassate dal Napoli, nove dalla Roma (meglio i giallorossi di due gol, come attacco, 14 contro 16). Ma il problema parte da più lontano: il tecnico del Napoli ha puntato più di un anno fa (dopo l’iniziale idea del 4-3-1-2) su un modulo (il 4-3-3) e su una linea difensiva (Hysaj, Albiol, Koulibaly e Ghoulam), alternando di tanto in tanto qualche giocatore a favore di un altro. Cambiandone mai più di uno: nel quartetto base – in queste sette giornate di campionato – si sono alternati solo due volte Maggio (con Chievo e Palermo), una volta Strinic (con il Bologna) e una Maksimovic (con Atalanta per l’infortunio di Albiol), rispetto ai titolari. Meccanismi, in questo modo, più facili da consolidare: i cambi sono occasionali e mirati, senza scombinare gli equilibri raggiunti per il lavoro che va avanti dall’estate del 2015 a Dimaro. La base, insomma, è quella. Koulibaly è il perno della difesa, che conta pure sull’esperienza di Albiol e sulla disciplina tattica di Hysaj, che sa coordinare bene con Ghoulam le discese offensive. Il portiere è Reina, senza se e senza ma. Campionato e coppa dei campioni che sia.
DIMARO E PINZOLO – Chi è stato a Pinzolo avrà potuto notare le tecniche di allenamento di Spalletti e, chi ha osservato il lavoro di Sarri in sede di preparazione, confermerà che i due tecnici preparano la difesa nello stesso modo, con le stesse tecniche: movimenti elastici e coordinati della linea rispetto alla palla al grido “pronti”, “salire” e “scappare” a seconda di dove finirà il pallone. E’ chiaro che qualche differenza la si trova comunque e forse questo è il segnale dei difetti difensivi della Roma. Che per esempio ha un terzino, Peres o Florenzi, meno disciplinato del suo “collega” del Napoli, Hysaj: spingono entrambi, ma l’albanese evidentemente conosce meglio il “quando”. Il modulo, dicevamo, aiuta: la Roma ne ha cambiati in queste sette partite e questo ha creato quel minimo di confusione in più nei giocatori giallorossi che appaiono più insicuri nei movimenti difensivi. Il mediano della Roma, De Rossi ad esempio, gioca più basso rispetto a Jorginho. Sarri tiene più alta la linea dei difensori e non vuole che l’italo-brasiliano si schiacci troppo tra i due centrali. De Rossi invece allarga spesso i difensori di mezzo quasi ad andare a formare una difesa a tre, con gli esterni molto alti, quasi ali.
VORREI MA NON POSSO – Spalletti, non come Sarri, ha dovuto lavorare su una difesa diversa da quella che immaginava. L’estate ha pensato a Ruediger, a Vermaelen, a Mario Rui, poi Lucio si è ritrovato a non avere quasi mai il belga, mentre il portoghese e il tedesco sono finiti out con il campionato ancora da cominciare. Ed ecco che nelle sette partite di serie A fin qui giocate, il quartetto arretrato non è mai stato quello pensato da Spalletti e comunque Lucio ha potuto confermare per sole volte lo stesso quartetto. Questo non un bene per gli equilibri di squadra. Specie se i calciatori si sono dovuti adattare a ruoli diversi. A Sarri, insomma, difficilmente capita di mettere Koulibaly terzino o Hysaj centrale.
I FUORI POSIZIONE – Peres, ad esempio, è stato preso per fare il terzino destro e invece lì ha giocato solo due volte (contro Udinese e Inter), le altre cinque è stato schierato a sinistra. Florenzi ha fatto l’esterno destro nelle cinque occasioni lasciate “scoperte” dal brasiliano. A sinistra contro Udinese e Inter hanno giocato Emerson e Juan Jesus. L’unico sempre presente è Manolas, il Koulibaly della Roma, i due sono accomunati pure per i nervosismi estivi legati al contratto (il senegalese lo ha rinnovato, il greco no). Kostas ha avuto al suo fianco, dall’Udinese all’Inter, due volte Vermaelen, una Juan Jesus e quattro Fazio, che in teoria era arrivato al posto di Gyomber. In alcuni frangenti di partita, ad esempio a Cagliari, Spalletti ha usato anche la difesa a tre. L’equilibrio la Roma sta pian piano trovandolo avendo rinunciato al doppio terzino di spinta, Peres e Florenzi, ma inserendo un “tappo” (non Totti…) dietro Perotti, ovvero Juan Jesus in attesa di Mario Rui. A Napoli vedremo una Roma più attenta, meno scriteriata. Perché anche Spalletti sa che per vincere serve non prendere tanti gol.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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