La Roma, dice Daniele De Rossi, è «un bene primario», e comincia ad esserlo pure la Nazionale, che una volta rischia di scappare, poi ritorna, poi ridiventa una seconda pelle. O una terza, visto che la Roma è la seconda, in quanto «bene primario». Bene primario è una definizione da romanista vero, ma non c’erano grossi dubbi, poiché quel bene, Daniele, lo accosta a se stesso e al suo amico Totti, che sta per perderlo quel bene e sostituirlo non sarà facile. «Tutti e due tiferemo Roma per tutta la vita, era così anche prima di indossarne la maglia: è una cosa che abbiamo dentro e sarà sempre così. Dobbiamo sperare sempre per il bene di questa squadra che per noi è tutto». Tutto, perché un bene è primario perché è la vita. E la vita è tutto. Il percorso di De Rossi nella Roma è sotto gli occhi di tutti, dal 2001 fino a oggi, e forse anche un pezzo di domani, con due anni di contratto in più che lui, con la Roma, sta trattando e che, ameno di risvolti negativi, firmerà. E a Roma chiuderà la carriera, proprio come vuole.
RECORD MERAVIGLIA – De Rossi non si ferma nemmeno in Nazionale, perché lui, come sempre ha detto, smetterà di andarci quando un ct deciderà di non chiamarlo più. E da Lippi in poi, per tredici stagioni azzurre, chiunque si sia seduto sulla panchina della Nazionale, ha sempre puntato sul romanista. Che a oggi è il giallorosso più presente in Nazionale (111 presenze), quello che ha segnato di più (20 gol) e quello che può ancora stupire: è a una presenza da Zoff, un vero e proprio mito per la storia dell’Italia, cinque dal suo amico Pirlo e quindici da Maldini, poi ci sono i teorici irraggiungibili Cannavaro con 136 presenze e Buffon 168. De Rossi si tiene stretto il suo score fatto di 39 presenze e 5 reti nelle amichevoli, 12 e una rete negli Europei, 8 e 1 ai Mondiale, 19 e 3 nelle qualificazioni Europee, 26 e 8 in quelle dei Mondiali, più sette presenze e due reti nelle Confederations Cup. Due espulsioni, una in Germania nel 2006 un’altra lo scorso anno contro la Bulgaria (a Palermo) durante la fase di qualificazione all’Europeo. Tra i primi venti nella classifica delle presenze non c’è un romanista (a parte Graziani), i miti giallorossi, Totti, 58 presenze, Conti e Giannini con 47. Perrotta ne ha 48. Però ormai l’azzurro per lui è la normalità. Difficile da abbandonare.
(Il Messaggero – A. Angeloni)
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