Rassegna stampa
Trotta punta l’Olimpico: “Io, Terry e l’Inghilterra. Ma ora salvo il Crotone”
La similitudine tra il suo cognome (Trotta) e la sua carriera (da globetrotter) è quella che lo contraddistingue. Perché il viaggio di Marcello Trotta da Santa Maria Capua Vetere passa prima dal calore di Napoli, poi dalla pioggia di Manchester e dal fascino di Londra, transita nuovamente dalla Campania (Avellino) e anche dalla tranquilla Emilia e ora lo porta a Crotone, per provare a centrare la salvezza con una neopromossa. «E sono qui perché avevo bisogno di giocare con continuità – dice il centravanti che è in ritiro in un hotel della zona sud di Roma per preparare la sfida di domani con i giallorossi –. Quest’anno devo dimostrare le mie qualità».
Il Sassuolo l’ha ceduta in prestito e ora continua a volare sia in campionato che in Europa League: ha qualche rimpianto?
«No, io volevo giocare. Il Sassuolo è una grande realtà del calcio italiano, ma è cresciuto a piccoli passi. Magari un giorno anche il Crotone arriverà a quel livello. Questa è una città felice di fare la Serie A e c’è molto entusiasmo. Devo dare una mano a questa squadra».
E già lo ha fatto contro il Palermo, dando al Crotone il primo punto in Serie A della sua storia. I difensori si sono complimentati come fecero Terry e Cahill quando segnò al Chelsea in FA Cup con la maglia del Brentford?
«Per nulla (ride, ndr). Erano molto arrabbiati perché stavano perdendo. Quel gol al Chelsea, comunque, rimane uno dei ricordi più belli».
Cosa vuol dire lasciare gli Allievi del Napoli a 16 anni per andare prima a Manchester e poi a Londra?
«Vuol dire crescere e maturare. È stata molto dura, ma poi scopri una terra fantastica e un mondo completamente diverso. Londra è una città che è tanti anni avanti rispetto a quelle italiane. Ti fa diventare uomo presto».
Passando per Fulham, Wycombe, Watford, Brentford e Barnsley ha giocato anche nella C1 inglese. Che effetto le fanno gli stadi italiani mezzi vuoti e il suo Crotone che deve andare in «esilio» a Pescara per giocare le partite in casa?
«È tutto stranissimo. In Inghilterra respiri calcio in qualsiasi categoria. Ho visto gioielli con 15-20 mila spettatori che ti fanno sentire la partita in maniera diversa. È una pecca del calcio italiano. Poi, la nostra situazione è ancora più difficile, speriamo che ci facciano giocare all’Ezio Scida al più presto».
Pagate l’assenza di pubblico, ma spesso giocate un tempo a 1000 per poi calare nella ripresa. Come se lo spiega?
«Non lo so. Spesso non sfruttiamo al meglio le occasioni, col Palermo è successo questo. Ma io vedo miglioramenti partita dopo partita».
Sarete in grado di mettere in crisi una Roma un po’ confusa?
«Non è impossibile, hanno grande qualità, ma abbiamo le carte per giocarcela».
Con Dzeko vi somigliate fisicamente: dicono che sia poco cattivo. Lei che ne pensa?
«Che è fortissimo, lo ha dimostrato in Inghilterra e in Germania. Ha solo bisogno della fiducia e dell’ambiente giusto».
Lei ha sempre tifato per l’Inter. Se Drogba è sempre stato il suo idolo, Icardi cosa rappresenta?
«Il più forte centravanti della Serie A dopo Higuain. Con la Juventus ha giocato una partita super. Ma l’Inter è così, con le grandi si esalta sempre. De Boer deve trovare il modo di gestire il gruppo di campioni che ha, trovando continuità. È contro le piccole che si fa il salto di qualità per vincere il campionato».
Se Higuain è primo e Icardi è secondo, quale posizione occupa Trotta nella classifica degli attaccanti di Serie A?
«Un posto molto basso (ride, ndr). Non lo so, io devo ancora dimostrare tutto. Voglio solo aiutare il Crotone a fare più punti possibili».
(Gazzetta dello Sport – G. Di Giovanni)
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