Juan Jesus

(Il Messaggero – S. Carina) Sta diventando una bella consuetudine. Cinque gare su otto in campionato con la porta inviolata, di cui 4 su 4 in trasferta. Miglior difesa del torneo (5 reti subite) insieme con il Napoli e all’Inter (anche se con una partita in meno disputata), per ritrovare una squadra che ha segnato alla Roma lontano dallo stadio Olimpico bisogna tornare indietro addirittura al 20 maggio e al minuto 86 di Chievo-Roma (rete del 3-5 di Inglese). Non è soltanto una questione di uomini ma di assetto. Perché in queste prime 8 gare in campionato, il reparto difensivo è cambiato spesso. Anzi sempre, ad eccezione di quattro gare dove i quartetti schierati dal tecnico abruzzese sono stati rispettivamente Peres-Manolas-Juan Jesus-Kolarov (Atalanta e Napoli) e Florenzi-Manolas-Fazio-Kolarov (Verona e Udinese). Nei restanti match, Eusebio ha cambiato almeno un elemento. Normalmente il terzino destro, alternando Peres, Florenzi e Juan Jesus (il brasiliano per necessità contro l’Inter), o uno dei due centrali con Fazio e Juan Jesus a giocarsi una maglia vicino a Manolas, inamovibile prima dell’infortunio come Kolarov, al quale l’allenatore ha risparmiato soltanto 16 minuti contro l’Udinese. A Torino, l’ennesimo ribaltone dovuto stavolta agli infortuni con Florenzi, Juan Jesus, Moreno e Kolarov a comporre il pacchetto difensivo. Quello che sorprende è che al netto dello schieramento e degli uomini utilizzati, oltre a non prendere gol, Alisson non corre mai grandi pericoli. A Bergamo ha rischiato sul palo di Ilicic e su una conclusione di Petagna; con il Verona e il Torino è stato uno spettatore non pagante; contro Benevento, Udinese e Milan ha compiuto al massimo un paio di parate (seppur facile, anche se da posizione pericolosissima, quella sul friulano Maxi Lopez, liberatosi a Manolas nel primo tempo; più difficile quella su Bonucci, ordinaria amministrazione quella ravvicinata su Kalinic). Unica eccezione la gara contro l’Inter, perché anche contro il Napoli, tolto il gol di Insigne, il brasiliano ha compiuto un grande intervento in uscita sempre sull’azzurro ma a gioco fermo. Tradotto: turnover che fai, difesa che trovi ma il risultato non cambia.

PROVE TATTICHE IN CECO – Potrebbe invece cambiare a breve l’attacco giallorosso con il rientro di Schick. Nelle ultime due partite Chelsea e Torino l’impiego di un centrocampista nel tridente offensivo è sembrato propedeutico a delle prove per quando il ceco sarà completamente ristabilito. Sia Gerson ma soprattutto domenica Nainggolan, sono partiti alti a destra per poi accentrarsi e giocare tra le linee, affiancando a tratti addirittura Dzeko. Inizialmente si poteva pensare che questa mossa liberasse spazio al terzino destro, invitato a salire, ma Di Francesco ha spiegato nel post-gara che doveva invece servire «per aprire a Pellegrini e provare a sfruttare le corsie esterne e avere più fisicità. È vero, la posizione in cui ha giocato Radja è quella che potrebbe ricoprire in futuro Schick». Nelle idee del tecnico, quindi, quando l’ex Samp potrà giocare, la Roma attaccando si trasformerà in alcuni frangenti in un 4-2-4, con Schick che partendo da destra si accentrerà vicino a Dzeko (o leggermente dietro), Nainggolan a destra e Perotti (o El Shaarawy) a sinistra. Una modifica tattica foriera di gol e spettacolo.



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