Mapou Yanga-Mbiwa

Mai stati bomber, ma un gol gli ha cambiato la vita. Chiamateli pure i Carneadi dei derby, protagonisti “per caso” delle gara più sentita dell’anno. O addirittura della storia: lo “sconosciuto” Lulic l’ha fatta in un giorno ed è diventato eroe per sempre al settantunesimo del 26 maggio 2013. Un minuto eterno, come eterno è il ritorno di questa tradizione dei goleador inaspettati nella stracittadina. Panta rei dentro al Tevere e così scorrono anche i ricordi da una parte all’altra: da Giovannelli e Piacentini negli anni ‘80 e ‘90 a Gottardi (2-1 nella Coppa Italia del 1998), passando per Mutarelli e Balzeretti (2-0 nel 2013). Senza dimenticare quei sogni romanisti all’improvviso riposti in Cassetti (1-0 nel 2009). L’elenco è lungo e forse pure incompleto, quindi occhio a puntare tutto magari sul solito amuleto. La domanda già alla vigilia sembra retorica: segna Dzeko o Immobile? E se alla fine, a gonfiare la rete, fosse ancora un outsider? Oggi, per esempio, sembra pura utopia fissare Djordjevic alzarsi dalla panchina e far centro dopo quasi due anni in campionato. E pensare che il 25 maggio 2015 fu proprio Filip a segnare il momentaneo pareggio biancoceleste in un derby valido per il secondo posto Champions, conquistato all’85’ niente di meno che da Yanga-Mbiwa. Non solo: ad aprire le danze in quella stracittadina al 73’ era stato il secondo (e ultimo) gol giallorosso di uno strapagato Iturbe.

DUEMILA – L’effetto sorpresa, insomma, rimane dietro l’angolo. Anzi, forse dal 2000 a oggi è diventato ancora di più un vero vizio capitale. A memoria basta tornare al 29 aprile 2001, con la vittoria strappata alla Roma al 94’ dal 2-2 di Castroman: la sberla dell’argentino è ancora una meravigliosa carezza sotto la Nord. In Sud invece ricordano il primo cioccolatino di Mancini, il 9 novembre 2003, riportato a Roma dal Venezia in B e presentatosi all’Olimpico con un tacco de Dios su una punizione di Cassano. Tre anni dopo il missile all’incrocio dell’ex capitan Ledesma nel 3-0 biancoceleste chiuso da Mutarelli. Non certo un killer sotto porta, Cristian, eppure a rete contro la Roma anche nel 2008. Anche se, di quell’anno, a Formello preferiscono ricordare il ritorno del 19 marzo, quando al 92’ Behrami (appena 4 firme in biancoceleste) si spogliò sotto la balaustra. In uno slancio quasi casuale: cross mancino da destra di Pandev, tiro sballato al volo di Mauri, raccolto dallo svizzero-cosovaro e scaraventato alle spalle d’un incerto Doni. Tutti sotto la Nord: anche Delio Rossi, stavolta ripetuto all’Olimpico il tuffo nella fontana del Gianicolo dell’anno precedente.

SCUDETTO – Talvolta ecco pure l’illusione di un centro nel derby: Julio Baptista, arrivato pochi mesi prima dal Real, fa irruzione nei cuori romanisti in una notte di novembre del 2008. Colpo di testa vincente dopo 4 minuti della ripresa, a siglare la quarta rete stagionale e a regalare una delle poche gioie a una Roma, che terminerà l’anno in sesta posizione, lontanissima dalla vetta. Così come la Lazio che, al ritorno l’11 aprile, si scatenò con un 4-2 sulle fasce grazie ai terzini Kolarov e Lichtsteiner. I biancocelesti finirono decimi in campionato, ma poi alzarono la Coppa Italia quell’anno, con uno scatenato Zarate. Epilogo diverso la stagione seguente per i giallorossi: tutta colpa di un ‘Pazzo’ e sogni di scudetto rimasero rinchiusi dentro Cassetti. A volte nemmeno i gol ‘gregari’ nei derby sono benedetti.

(Il Messaggero – A. Abbate)



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