Daniele De Rossi e Francesco Totti

(Il Tempo – A. Austini) Nel momento del bisogno, s’è visto l’amico. Quello che quando parla ha la forza, come nessuno dentro la Roma, di mettere a tacere tutto il resto. Ci ha pensato Totti a «salvare» De Rossi in uno dei momenti più difficili della carriera: il giorno dopo l’incredibile sciocchezza commessa dal centrocampista a Genova, costata due punti ai giallorossi, ecco il tweet dell’ex capitano. Che c’è passato prima di lui qualche volta e sa quanto sia dura ritrovarsi in situazioni del genere. A scrivere è più Francesco all’amico Daniele piuttosto che il dirigente Totti al calciatore De Rossi. «Tutti hanno il diritto di sbagliare – si legge nel cinguettio dell’ex numero 10 – Daniele ha sbagliato ed è il primo a saperlo. Ma nessuno può mettere in discussione quello che ha fatto e quello che farà per la Roma: è il nostro capitano. Ora al lavoro, tutti insieme, per ripartire subito». E se lo dice lui, che quella fascia l’ha indossata per un ventennio, nessuno può metterci il becco.

Un gesto spontaneo, senza alcun suggerimento e dettato innanzitutto dal rapporto sincero che esiste tra i due capitani del passato e del presente. Totti ha fiutato l’aria, ha capito che su De Rossi si stava andando oltre la sacrosanta critica per un fallo inaccettabile dopo i tanti precedenti, e si è affidato ai social media per provare a chiudere il caso. Così non è stato, ma una bella «pezza» ce l’ha messa. E la Roma non può che esserne felice.

L’intervento di Totti si può definire la prima mossa concreta della sua carriera da dirigente. Monchi lo ha voluto al suo fianco proprio per la conoscenza di certe dinamiche della città e dell’ambiente che il diesse spagnolo non può avere. Monchi aveva già parlato con De Rossi durante il rientro da Genova, lo ha rivisto ieri a Trigoria, ma non c’era molto da aggiungere alle parole di condanna pronunciate da Di Francesco nelle interviste del post-partita. La multa scatterà in automatico come da regolamento interno: una piccola percentuale dello stipendio (il massimo previsto dalle norme è il 30% della retribuzione mensile), che va ad alimentare di solito il fondo costituito ad hoc dalla società per la beneficenza. Normale prassi, insomma, senza all’orizzonte altre punizioni esemplari.

Ci penserà oggi il Giudice Sportivo a prolungare il purgatorio di De Rossi. Lo schiaffo a Lapadula, con cui il mediano di Ostia aveva iniziato a bisticciare in campo già nel Milan-Roma dello scorso maggio, rientra nei casi di condotta antisportiva disciplinati dall’articolo 19 nr.4 lettera B del regolamento. La sanzione più probabile è una squalifica di due giornate, che gli farebbe saltare le gare contro Spal e Chievo, ma sulla carta lo stop potrebbe essere addirittura di tre turni.

Intanto De Rossi tornerà a disposizione il 5 dicembre in Champions col Qarabag e Di Francesco sembra intenzionato a lasciargli la fascia di capitano, al contrario di quanto accadde l’anno scorso con Spalletti: il toscano gli tolse i gradi per tre partite in seguito all’espulsione col Porto. Non è bastato a correggere il carattere di un giocatore che in campo si trasforma, spesso in peggio, finendo per far male a se stesso. Ma la Roma se lo tiene stretto, a cominciare dai compagni. «Per noi – dice Nainggolan – De Rossi è un esempio, sono cose che fanno parte del mestiere». Radja si concede una battuta anche sul campionato: «L’importante è qualificarci in Champions, ci sono squadre costruite già da un po’, noi abbiamo cambiato qualcosa ma stiamo facendo bene. Napoli-Juve? Sarebbe meglio un pareggio». Per recuperare quattro punti alle concorrenti in un colpo solo.



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