(Il Tempo – E. Menghi) Gol, esultanza, silenzio, VAR, silenzio, esultanza: è gol. La tecnologia entra a piede teso nel calcio e modifica anche il più classico dei rituali, la gioia dei tifosi dopo una rete, arrivata nel caso di Roma-Cagliari al 94’, quando si stava ormai profilando il secondo 0-0 consecutivo, e un altro rimpianto. Fazio è sbucato dal nulla per risolvere la partita, petto e piede, palla dentro. Un tempo bastava questo, se il guardalinee non alzava la bandierina. Adesso è tutto diverso, l’Olimpico sta imparando a conoscere un sistema che fino al derby non aveva ancora scoperto per una strana combinazione di eventi.
Poi sono arrivate le espulsioni di De Rossi e Felipe, due rossi da VAR, ma non erano abituati i giallorossi a vedersi assegnare un rigore così, e chi è andato sul dischetto, Perotti lo «specialista», non è riuscito a sfruttare al meglio l’aiuto della tecnologia. Il rigore, netto (l’arbitro inizialmente aveva ammonito per simulazione Dzeko, ma ha riparato all’errore), è stato parato da Cragno e per l’argentino è il secondo errore dagli undici metri nella sua carriera in Serie A, dopo il palo colpito contro l’Udinese a settembre. Non è finita lì, ieri l’arbitro Damato ha lasciato uno stadio intero col fiato sospeso perché dopo l’urlo di liberazione all’1-0 di Fazio ha mimato la tv ed è andato a verificare sullo schermo che fosse tutto regolare. Due minuti di ansia, poi la festa, quella vera, accertata dalla VAR. Con un mezzo inedito: il gol decisivo è arrivato in pieno recupero, la decisione dell’arbitro ha effettivamente inciso sul risultato. I tre punti alla fine sono arrivati, ma la fatica che si è fatta preoccupa.
Nel bene o nel male, il supporto televisivo è sempre più protagonista in campo, criticatissimo dalla Lazio che si è appellata alla malafede, necessario alla Roma stavolta per convalidare una rete «pulita». «Sapevo – la verità di Fazio a freddo – che non avevo preso la palla con la mano ma col petto, non sapevo se era fuorigioco, l’unico dubbio che potevo avere, e chi c’era dietro o davanti a me». L’incertezza è stata spazzata via dalle immagini sullo schermo e il «Comandante» ha potuto fare la sua dedica speciale: «Il gol è per mia moglie». Romanticismo a parte, la cosa più importante per il difensore è la vittoria: «Pensiamo solo alla Roma, dovevamo prendere i tre punti e l’abbiamo fatto. Il gol doveva arrivare per forza». Non sono stati i due protagonisti più attesi a farlo, Dzeko e Schick si sono pestati i piedi alla prima partita giocata insieme dall’inizio, ma Di Francesco ci scherza su: «Si vede che si vogliono bene… Poi volevate vedere i due attaccanti, ora non vi va bene? Miglioreremo l’intesa, devono affinare i meccanismi. Abbiamo un po’ pagato il tanto lavoro fatto in settimana, dalla prossima saremo più brillanti».
La VAR non la vive bene Eusebio: «È un thriller, un film mozzafiato. Comunque è una scelta che va accettata, io non impazzisco perché i margini di errore ci sono sempre. Tornare indietro non è sempre bello». Ma sul gol nessun dubbio: «L’ho visto, l’avrei dato perché alleno la Roma e dobbiamo vincere (ride, ndc). Fazio è andato con la pancia e poi eventualmente col braccio sinistro che però è verso la porta. Vincere al 94’ ti fa dire che hai avuto difficoltà, io non la vedo così. Certo il gol doveva arrivare prima, ma questa vittoria l’abbiamo voluta fortemente». Pazienza, allora, se ci si dovrà abituare a quegli eterni attimi di silenzio in un Olimpico abituato alle corse sotto la Sud.
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