Non esiste un modulo sicuro per vincere le partite, altrimenti lo userebbe qualsiasi allenatore. C’è, però, una regola non scritta che aiuta: avere almeno un uomo di qualità, che può creare superiorità numerica con le sue giocate e/o mandare in porta i compagni con le verticalizzazioni. Si può anche cancellare dal vocabolario la parola «trequartista», che per molti tecnici è un sinonimo di talentuoso fannullone, ma un uomo con quelle caratteristiche serve comunque. Magari messo su una fascia, almeno in fase di non possesso palla, per chiedergli anche un po’ di lavoro difensivo. La Roma per tutto il primo tempo aveva sbattuto contro l’elastico muro dell’Udinese, che aveva avuto anche due buone occasioni e poteva lamentarsi per l’ennesimo rigore causato da Emerson Palmieri (questa volta su Widmer) ma non visto dall’arbitro. Gioco sempre per linee orizzontali, palla ruminata e poca incisività. Un centrocampo muscolare (Nainggolan, Paredes e Strootman) unito a un tridente puro (Salah, Dzeko e El Shaarawy, unico italiano in campo su 22 giocatori) portava a uno 0-0 tutto sommato giusto. Nella ripresa Spalletti ha alzato un po’ la posizione di Nainggolan — passato dietro a Dzeko in un 4-2-3-1 a tutti gli effetti e non più in un 4-3-3 mascherato — e poco prima dell’ora di gioco ha inserito Perotti, cioè la variabile che mancava. La Roma ha preso campo e creato occasioni già prima dell’ingresso dell’argentino, ma è letteralmente esplosa con Perotti in campo.
C’è chi dice che l’argentino abbia gradito molto poco la sostituzione a Porto (dopo l’espulsione di Vermaelen, al 40’ p.t.) e che Spalletti si riferisse a lui quando, nella conferenza stampa di venerdì, in cui è crollato nella trappola delle pagelle «tarocche» dei giornali portoghesi, ha parlato di giocatori «che vengono con il musino perché non hanno giocato e che così non giocheranno neanche la prossima». Fatto sta che Perotti ha completamente cambiato la gara, segnato due rigori (il primo non limpidissimo su Dzeko, il secondo nettissimo su Salah) e servito l’assist del 4-0 per Salah, il migliore in campo tra chi ha giocato 90’. L’importante, nella vita, è essere in buona fede: sbagliare e correggersi è sempre una grande qualità. Martedì sera è in arrivo il Porto e Manolas che ha chiesto il cambio a pochi minuti dalla fine è una preoccupazione. Lo staff medico della Roma conta di recuperarlo e ce n’è bisogno: Vermaelen è squalificato e Florenzi alle prese con un problema al polpaccio (come Paredes, che ha giocato una discreta partita ma è tutt’altra cosa rispetto a Pjanic). L’Udinese ha retto fino a quando ha tenuto il fiato. I giallorossi, anche per il preliminare di Champions League, sono fisicamente più avanti. I soldi «veri» della famiglia Pozzo, ormai, vanno al Watford, che ricambia con i proventi della Premier League. L’unico obiettivo sembra la salvezza.
(Corriere della Sera – L. Valdiserri)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA