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Rassegna stampa

Un “traineger” per la Roma? I pro e i contro di un’idea che fa discutere

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NOTIZIE AS ROMA RANGNICK – Non fidatevi dei cartelli virtuali dove potete leggere – alla Roma come altrove – la parola Benvenuto, Welcome, Bienvenidos, Bienvenue, Willkommen. Dalla lingua di Dante al quella di Goethe il concetto è sempre lo stesso (accogliente), ma la realtà può essere assai diversa (tagliente). Pur lontano qualche centinaio di chilometri, comincia a scoprirlo anche Ralf Rangnick, il “trainager” – trainer e manager come si è definito lui stesso – più celebre di questi tempi.

A 62 anni infatti, sgretolatosi nel finale il progetto che lo ha visto ad un passo dal Milan, torna a far parlare di sé perché la Roma lo ha inserito nella lista dei candidati stranieri al ruolo di primo direttore sportivo dell’era Friedkin. Ma parlare di Rangnick come d.s., naturalmente, sembra assai riduttivo, visto che i 36 anni nel calcio («20 da allenatore, 6 da direttore sportivo e 10 da trainager», ha raccontato due giorni fa al Corriere della Sera) lo fanno un dirigente che in pratica risponde solo alla proprietà. In ogni caso, l’apertura al club giallorosso c’è già stata.

«Roma è una metropoli mondiale e la Roma un club di tradizione europea, che ha vinto l’ultimo dei suoi scudetti 20 anni fa e l’ultimo trofeo 12 anni fa, la Coppa Italia. Sarà interessante vedere come i nuovi proprietari Dan e Ryan Friedkin, imprenditori di successo, cercheranno di rimettere la Roma sulla strada della vittoria». Sarà lui il leader della rinascita? Pro e contro non mancano, e ce lo fanno capire tre dirigenti di altissimo profilo, che in anni diversi sono stati nelle stanze dei bottoni di Trigoria, prima di continuare fortunate carriere altrove. Gian Paolo Montali (ex direttore generale e ora d.g. del Progetto Ryder Cup 2022), Umberto Gandini (ex a.d. e ora presidente della Lega Basket) e Walter Sabatini (ex d.s. e ora coordinatore delle aree tecniche di Bologna e Montreal).

Gandini: «Indubbiamente è un personaggio che sa autopromuoversi. Di sicuro sa scovare talenti e valorizzarli. Con lui si volterebbe davvero pagina, cominciando un progetto nuovo a medio termine. Si capisce che uno come Rangnick pretende carta bianca. Certo, il calcio italiano ha delle specificità tutte sue. Tutto dipende, però, dai piani dei proprietari. Soprattutto in una piazza come Roma, credo che conti la chiarezza. Bisognerebbe dire ai tifosi, magari, che occorrerà tempo per avere una squadra vincente».

Montali: «Non credo che la questione di venire da una cultura calcistica diversa dalla nostra possa essere un problema. Io sono passato dalla pallavolo al calcio fino al golf senza difficoltà. Rangnick parla di lavoro di squadra. Giusto. Essere leader è importante, ma bisogna anche saper delegare. Naturalmente, le perplessità ci sono. Ad esempio, in carriera ha fatto senz’altro tanto, però da allenatore d’importante ha vinto relativamente poco. Nello sport, tra vincere e andarci vicino c’è differenza, anche se i suoi risultati manageriali, non solo in Germania ma anche nel Salisburgo, sono stati brillanti. Sul fronte dei tifosi, non sarei preoccupato. Ciò che conta è che non siano presi in giro. Se si spiega bene il tipo di progetto che si vuole costruire, ti seguono con quella passione di cui solo loro sono capaci».

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Sabatini: «A prescindere dalla levatura del personaggio, di cui parla la storia recente, dopo il Milan mi sembrerebbe una scelta di seconda mano, che in ogni caso risolverebbe non bene un problema per aprirne un altro. Se arrivasse uno come lui, Fonseca si dovrebbe dimettere. Per tutti gli allenatori, a meno che abbiano poca personalità, lui sarebbe una specie di tutor ingombrante. Si dice che crei ricchezza, ma ha avuto anche la Red Bull alle spalle. E poi il calcio italiano ha le sue specificità. Avete visto cosa è successo a Monchi, che ha fatto benissimo al Siviglia e ha subito ricominciato a farlo, mentre a Roma ha avuto difficoltà. Rangnick cosa conosce del calcio italiano? Avrebbe bisogno al suo fianco di una persona perbene come Massara. Io fra i nomi contattati dalla nuova proprietà come d.s.? I casting li fanno gli attori di secondo piano, non i protagonisti».

Intanto, Fonseca ha ricevuto l’attesa benedizione da parte del presidente Dan e suo figlio Ryan grazie a una video chiamata. Il senso del messaggio è stato questo: speriamo di cominciare insieme un percorso vincente che ci porterà lontano. La nuova era, perciò, per il momento parte con i crismi di una rivoluzione dolce. Se poi invece arrivasse Rangnick, comincerebbero i giorni dello «Sturm und Drang», tempesta e impeto. E allora sarebbe tempo di allacciare le cinture.

(Gazzetta dello Sport)

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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