«Quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto». Firmato Mauro Baldissoni. Nonostante il mercato giallorosso non abbia fatto registrare particolari sussulti, il dg si mostra soddisfatto per la sessione appena terminata: «Si può sempre far meglio precisa a Tele Radio Stereo – la realtà è che l’obiettivo era quello di rafforzare la difesa e l’abbiamo fatto. Se si fosse presentata un’opportunità dal punto di vista tecnico l’avremmo presa. Wilshere, ad esempio, era un giocatore che poteva fare al caso nostro ma ha deciso di restare in Inghilterra». È un’analisi in difesa, quella del dirigente, che trova anche punti autocritici («Non ci riusciamo a farci capire? Può essere un limite non aver trovato il giusto canale di informazione, non riusciamo forse a raccontare nella maniera corretta e ampia quello che facciamo») ma che non riesce a convincere del tutto. Perché la rosa della Roma rimane corta. E aver cercato in extremis il nazionale inglese (e prima di lui Borja Valero) è la conferma che anche a Trigoria si sono accorti che qualcosa in mediana manca. Senza considerare che pur avendo realmente rinforzato la difesa, sino a dicembre (complice l’infortunio di Mario Rui) la Roma dovrà giocare con un terzino sinistro non di ruolo. Pensando che la Juventus sulle fasce ha Dani Alves e Lichtsteiner da un lato e Evra e Alex Sandro dall’altro, qualcosa in più poteva e doveva esser fatto. Anche perché, tolti i 2 portieri non titolari (Alisson e Lobont), i giovanissimi Nura e Seck e lo sfortunato Mario Rui, sino a gennaio Spalletti dalla mediana in su rischia di poter effettuare delle rotazioni limitate e limitanti.
COPERTA CORTA – Un esempio su tutti: se gioca Dzeko è un conto. Se bisogna invece far rifiatare il bosniaco, non c’è un centravanti di scorta al suo posto e si è quindi costretti a cambiare modo di giocare. Inoltre la rosa giallorossa al suo interno, oltre alle eccellenze rappresentate dai vari Manolas, Vermaelen, Florenzi, Nainggolan, Strootman, Perotti e Salah, presenta anche alcune incognite. In primis Iturbe. Al momento nemmeno Lucio è riuscito a risollevarlo. E se l’argentino/paraguayano viene meno, anche l’attacco perde un altro elemento per le rotazioni con Totti che sinora non è stato preso in considerazione nemmeno per un minuto nelle prime tre gare ufficiali della stagione (a Cagliari era assente). Ne ha giocati invece appena 4 Gerson (col Porto). Dal brasiliano ci si aspetta il segnale più importante. È chiaro che esser stato catapultato in un altro mondo necessita un tempo di ambientamento ma il costo del cartellino non lo agevola. Quei 16,5 milioni sono un fardello che il ragazzo deve scrollarsi di dosso il prima possibile per non rimanerne alla lunga schiacciato. E lo può fare solo giocando e mostrando le sue qualità che si notano osservando come accarezza il pallone quando calcia. Toccherà a Spalletti trovargli una collocazione in campo. Trequartista non lo vede («È troppo lento»), intermedio per ora fa fatica («È abituato troppo a stare con la palla ai piedi»). Forse la soluzione è nelle parole di Lucio: «Deve capire il calcio italiano». La speranza è che faccia in fretta.
OGGI DAL PONTEFICE – Un’occasione per vederlo all’opera poteva essere domani sera contro il San Lorenzo (Olimpico, ore 18), la squadra di Papa Francesco (che oggi riceverà in udienza i giallorossi) ma Gerson è stato convocato dal Brasile under 20. All’Olimpico, nell’ambito della festa della famiglia (incasso devoluto alle popolazioni terremotate) sarà data una chance a chi sinora ha giocato meno (assenti i nazionali). Dovrebbe esserci anche Totti (ieri in gruppo). Il capitano figura anche nella lista dei 22 (Alisson, De Rossi, Dzeko, El Shaarawy, Fazio, Florenzi, Gerson, Iturbe, Juan Jesus, Manolas, Nainggolan, Emerson, Paredes, Peres, Perotti, Ruediger, Salah, Seck, Strootman, Szczesny, Totti e Vermaelen) depositata per l’Europa League.
(Il Messagero – S. Carina)
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