Cengiz Under

(Gazzetta dello Sport – D. Stoppini) In Turchia stanno dando di matto un po’ tutti, mica solo Erdogan, a correre dietro a Cengiz Under, se è vero che sui quotidiani locali fioccano interviste al suo parrucchiere romano, al vicino di casa, all’ottico, al ristoratore. «Cencio» fa così: riduce uno straccio gli avversari ed esalta chi gli sta intorno. Allenatore compreso, Eusebio Di Francesco, che forse sarebbe l’unico uomo da intervistare davvero per capire come abbia fatto, questo ragazzino di 20 anni e spicci, a entrare in così poco tempo nel cuore della Roma, a rompere le regole, a scrivere un pezzetto di storia di questa stagione. Basti un dato: a Napoli Under ha giocato l’ottava partita consecutiva da titolare. Dal nulla, all’improvviso tutto. Tanto per capirsi: in una squadra che Di Francesco ha impostato sul turnover, articolo primo della Costituzione di Trigoria, il turco ha messo su una striscia di presenze dal primo minuto che nella Roma – portiere a parte – fin qui è stata realtà solo per i mammasantissima, gli intoccabili che rispondono al nome di Dzeko, Manolas, Florenzi e Kolarov.

LA STRISCIA – Non c’è più formazione che non parli turco, non c’è una ragione per non immaginare un tridente che non parta da Under. Perché in fondo ragionare contro i momenti di forma – e peggio ancora contro una continuità di rendimento che questa Roma non riesce mai a mantenere – sarebbe deleterio. Under è uomo da sei gol nelle ultime sei partite, Champions League compresa. Non è roba banale. Dal 2011-12, data che spesso viene presa a spartiacque perché segna l’inizio dell’era americana, la media di un gol a partita per un periodo così ampio è impresa riuscita solo ad altri quattro attaccanti: Dzeko, Salah, Lamela e Destro. La crescita è esponenziale, in fondo sorprenderà pure lo stesso Under, che è a tre gol dal record personale stagionale in fatto di reti, le 9 dello scorso anno con il Basaksehir, in Turchia. E sotto sotto un sospiro lo tira anche il direttore sportivo Monchi, che intorno al nome di Cengiz Under ha speso una discreta fetta della sua amplissima credibilità e del suo limitato portafoglio. Aveva ragione lo spagnolo quando chiedeva tempo nel giudizio intorno all’attaccante. Aveva ragione nel respingere con forza qualsiasi ipotesi di prestito a gennaio, e sì che qualche squadra – il Sassuolo su tutte – si era fatta avanti. Aveva ragione a insistere anche Di Francesco, che ancor prima di lanciarlo titolare non ha mai mancato di gettare il turco nella mischia nei finali di partita più complicati, reiterando nella scelta anche quando Cengiz lo faceva infuriare per un pallone ingenuamente restituito agli avversari (ricordate il Chievo?) o per la scarsa incisività sotto porta. Ma ha avuto ragione soprattutto Under, che via via si sta abituando ad esultare: prima si stupiva, quasi chiedendo conferma ai più vecchi, del tipo «davvero ho fatto gol?». Ora li aspetta per abbracciarli, Cencio che riscalda.



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