(Il Tempo – T. Carmellini) Ridono la Roma (che torna terza aspettando il derby) e la Juve. Piangono il Napoli e la Lazio alla quale manca un rigore clamoroso e che perde virtualmente la zona Champions (quarta sconfitta nelle ultime sei gare). La «pazza» squadra di Di Francesco asfalta il Napoli al San Paolo (bloccato dopo dieci successi consecutivi) e lancia la volata scudetto della Juventus virtualmente in testa al campionato. Nel pomeriggio all’Olimpico un’altra brutta botta per i tifosi della Lazio che, dopo la dura eliminazione in Coppa Italia contro il Milan ai rigori, rimediano un altro ko, sempre all’Olimpico, contro la Juve. Il che non sarebbe nemmeno un dramma, perché perdere contro la squadra che ha monopolizzato le ultime sei stagioni del calcio italiano e che molto probabilmente sarà in corsa fino all’ultimo per lo scudetto anche quest’anno,ci può anche stare. Ma quello che fa male è il modo, perché la Lazio gioca meglio, domina il primo tempo, cala un po’ nella ripresa ma resta sempre in partita. Poi Banti decide di non dare un rigore su Leiva che sembrava evidente, quindi arriva il gol beffa, tre minuti oltre il novantesimo, con l’unica giocata della serata di un Dybala fin lì spento. Unico tiro in porta, incredibile ma vero. Proprio lui che nella gara d’andata aveva sbagliato il rigore, sempre a tempo scaduto, che costò la sconfitta alla Juventus: il calcio è una cosa pazzesca, ma gli arbitri molto di più.
Poi in serata al San Paolo succede l’inverosimile: la Roma, ancora tumefatta dal ko col Milan, si ricorda di essere la Roma, si prende una clamorosa rivincita contro la capolista e di fatto lanciala Juve. Eppure il Napoli era partito a mille, in vantaggio dopo sei minuti con Insigne per quello che sembrava il prologo di una goleada. Così non è stato, la Roma fa pari un minuto dopo col solito Under stavolta fortunato. Poi va addirittura in vantaggio con una doppietta di Dzeko: bello il gol di testa che porta avanti i giallorossi, spettacolare il sinistro che chiude di fatto la gara. Sulla quale però Perotti mette poi la ciliegina: il 4-2 di Mertens è solo tabellino. Di Francesco ringrazia soprattutto Alisson in condizione stellare che ferma tutto: anche stavolta decisivo e tra i migliori. Restano i numeri dell’impresa romanista (ormai sempre più squadra da trasferta) e del ritorno della Juve (che fiuta il settimo titolo consecutivo): un vecchio libro già letto. Sempre lo stesso.
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