“Mo je faccio er cucchiaio” è molto più di una promessa. È la prova dell’ennesimo miracolo sportivo di Valentino. Solo 9 giorni fa, Rossi era ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Infermi di Rimini. Oggi parte dalla prima fila, e a 350 kmh vuole vincere il gran premio d’Italia. A 38 anni e dopo 22 stagioni di sfide, di imprese che solo lui poteva rendere possibili.

«Questa è una corsa molto impegnativa dal punto di vista fisico. Col caldo che farà, bisogna essere al 100% per arrivare in fondo », dice il Doc. Ma alla vigilia qual è la percentuale del pesarese? «Preferisco non pensarci. Diciamo che il dolore non c’è più, però dopo 5 giri comincio ad avvertire la fatica. Vado in affanno, ho difficoltà a recuperare ossigeno ». I giri sono 23, Valentino. Il meteo prevede tanto sole e 25 gradi, qualcosa in meno degli ultimi giorni. Un calvario o la strada per il paradiso? «Sarò obbligato a spingere al massimo, perché qui non c’è alternativa: ma vorrei risparmiare un po’ di energie per arrivare bene in fondo. La differenza la farà l’adrenalina». Magari poi termina che a tre curve dal traguardo si gioca tutto con Viñales – il compagno di squadra e leader della classifica che si è preso la pole – come a Le Mans. «Impossibile fare un pronostico, ci sono almeno 8 potenziali vincitori ». Le due Yamaha, le Honda di Marquez e Pedrosa, le Ducati ufficiali di Dovizioso (che ha chiuso con il 3° tempo e sarà anche lui davanti, in griglia) e Lorenzo, la Gp17 di Pirro (4°) e la Rossa versione Pramac di Petrucci. Però. «Mi piacerebbe essere di nuovo lì, con Maverick. Ma ora l’importante è salire sul podio». Molto dipenderà dalla scelta delle gomme. «Vediamo la temperatura, e quello che faranno gli altri».

Solo cinque giorni fa, martedì, «non pensavo che avrei potuto correre al Mugello», confessa. Non dormiva la notte: i dolori al fegato e alle costole, conseguenti alla brutta caduta con la moto da cross. Ma non dormiva anche perché vedeva il mondiale scivolargli tra le mani come sabbia, dopo il capitombolo francese. «Poi sono arrivato qui, in Toscana». E il giovedì mattina si sentiva già un po’ meglio: imbottito di antidolorifici, riusciva quasi a respirare a fondo. Venerdì è tornato in sella per le prime prove libere. «Facevo troppa fatica. L’assetto della M1 non funzionava. La sera ero tornato pessimista». Ieri mattina si sarebbe accontentato del decimo tempo: invece è stato il più veloce di tutti. «Poi ho fatto un errore stupido alla Correntaio ». È volato nella ghiaia, e tutti a dire: ahia, è finita. «Invece non mi sono fatto nulla, e quella era la seconda M1. Pensavo di aver perso feeling, ma in qualifica sono andato alla grande: un 2° posto che vale quasi una pole».

Ieri il Doc ha presentato il tradizionale nuovo casco disegnato da Aldo Trudi per la corsa toscana. Con un riferimento a Nicky Hayden – i numeri del pesarese (46) e del Kentuky Kid (69) messi insieme, a formare un 469 – e un altro a Francesco Totti: c’è Valentino con la maglia azzurra che sta per colpire il pallone e il portiere col numero 1 potrebbe essere Marquez (ma anche Viñales, perché no?). “Mo je faccio er cucchiaio”, dice il Rossi calciatore. «È un omaggio ad un mio idolo e ad uno dei più grandi sportivi italiani », spiega. «L’idea ci è venuta domenica sera: guardavano l’addio del capitano, io ero a letto tutto storto e depresso per la botta che avevo preso. Ma i miei amici – Uccio, Cesare, Carlone – mi hanno detto: “Dài, che a Misano lo fai tu, il cucchiaio”. Magari».

(La Repubblica – M. Calandri)



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