La battaglia per la targa in memoria dell’amico in vicolo del Buco (“che potrebbe anche essere chiamato vicolo Lucio Dalla: lui visse qui dal 1979 all’86“) e la nuova idea: rilanciare il Flaminio. Antonello Venditti con spumante e torte ha festeggiato il 4 marzo davanti alla casa del suo collega scomparso 5 anni fa con 200 amici accorsi dopo l’appello su Facebook. «Luca Bergamo mi ha detto che la delibera per la targa in Comune è stata approvata, ma la burocrazia è lenta. Qui scrisse le sue canzoni più belle. Questa bicchierata è un omaggio a Lucio» dice, mentre Luciano del bar di via dei Genovesi distribuisce piatti e bicchieri e poi ripulisce tutto.
E se qui c’è la memoria, a Tor di Valle c’è il prossimo grande progetto per la città e per la sua Roma. La convince l’accordo raggiunto tra Raggi e Pallotta?
«La ragione dice di sì ma tutte le grandi metropoli mostrano più coraggio. Quel miliardo e settecento milioni sono investimenti, non speculazioni. Il progetto originario per quell’aria depressa è meraviglioso, all’avanguardia: ha ragione Nicola Piovani su Repubblica a esprimere simpatia per quelle torri. Il Movimento 5Stelle deve confrontarsi con la legalità ma anche con l’arte, l’architettura e la bellezza. Poi mi piaceva l’idea di arrivare allo stadio attraverso il Tevere, Roma è città di mare e di fiume, e io lo posso dire: sono l’unico ad avere suonato a Tor di Valle. Fu un disastro».
Era il 2000…
«All’ultimo momento non mi diedero il prato del Flaminio e traslocammo all’ippodromo. Ci sono spettatori che non sono mai arrivati per le strade che mancavano e mancano ancora. Quindi poi arriverà lo stadio a Tor Di Valle dove io spero di suonare. Restano due problemi: l’Olimpico e il Flaminio».
Le sue proposte?
«L’Olimpico diventi stadio Nazionale, dove far giocare l’Italia. E il Flaminio va recuperato: questa è una sfida per il sindaco, ma anche per tutti noi che vi abbiamo suonato».
Il Comune lo ha proposto a Lotito che vuole costruire altrove…
«E io spero che la Lazio abbia il suo impianto, l’identità è un plusvalore, ma il Flaminio può diventare il più bel posto a Roma per la musica. E per evitare le polemiche come accadde dopo gli U2, basta girare il palco: noi lo facemmo».
Come si recupera il Flaminio che è del Comune?
«Lì abbiamo suonato in tanti: io, Baglioni, Zero, De Gregori, Vasco, tra gli altri, oltre a Pink Floyd, Springsteen, Madonna. Se noi artisti italiani ci mettessimo insieme, potremmo trovare gli imprenditori giusti per seguirci in questa impresa, e se si riuscisse a coprirlo per usarlo anche d’inverno, la musica avrebbe finalmente la sua casa a Roma da 20mila posti. Assieme all’Auditorium, nascerebbe la Città dello spettacolo e della cultura».
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