Tammy Abraham

AS ROMA NEWS VENEZIA – Succede di tutto, dal primo all’ultimo minuto. Dal gol di Okereke dopo 48 secondi a un check al Var per un possibile rigore per la Roma al 52’ della ripresa per presunto mani di Ebuehi. In mezzo c’è una narrazione infinita, in cui non possono non brillare le 4 traverse giallorosse, i 46 tiri verso la porta, i 20 corner battuti e, soprattutto, l’amarezza per i 4 punti che il retrocesso Venezia ha portato via alla squadra di Mourinho in due partite.

Doveva essere una mattanza annunciata, dopo che il pareggio della Salernitana aveva condannato i lagunari alla retrocessione in B già intorno alle 17, invece finisce con un 1-1 santificato dalle reti di Okereke e Shomurodov. Un pareggio che annacqua un po’ la festa finale dell’Olimpico, ancora tutto esaurito, anche perché la rincorsa alle Coppe adesso passa anche dai risultati di Lazio, Fiorentina ed Atalanta. Ma è inutile nasconderlo: tutta la concentrazione giallorossa è sulla finale di Conference del 25 maggio contro il Feyenoord.

A riportare al presente, però, ci pensa subito il Venezia. Un bel cross di Aramu sorprende la linea giallorossa e Okereke segna di testa. Sembra un incidente nella storia già scritta del match, invece la Roma comincia a sudare, visto che Abraham è spesso chiuso e le conclusioni arrivano quasi sempre dal limite, dopo che Maitland-Niles e soprattutto Spinazzola – al ritorno da titolare nella Roma dopo 419 giorni – provano ad allargare il campo agendo sulle fasce.

La squadra di Soncin si chiude bene intorno a Caldara, ma prima perde Vacca per infortunio e poi Kiyine per una sciagurata ma giusta espulsione, che fa passare il Venezia al 3-5-1. Ne consegue che a Maenpaa tocca il superlavoro. E se al 19’ è la traversa a salvarlo su una punizione di Pellegrini, poi tocca al portiere dire no prima a un salvataggio alla disperata di Caldara e poi a Veretout, Maitland e Perez. Morale: la Roma ci prova, ma nonostante la superiorità numerica l’occasionissima non arriva, mentre gli ospiti non disdegnano le ripartenze e una discreta gestione della palla.

Nella ripresa Mourinho passa al 4-2-3-1 e, grazie anche alla superiorità numerica, si gioca in pratica nei venti metri del Venezia. Le altre tre traverse – a cura di Pellegrini, Cristante e Zalewski – sono solo la punta dell’iceberg delle occasioni create, che vedono un Maenpaa sugli scudi ancora contro Pellegrini, El Shaarawy, Zalewski, Cristante, fino a una doppia parata al 48’ su Abraham e ancora sul Faraone.

In mezzo, la rete delle speranza di Shomurodov al 31’, dopo che il portiere però aveva già miracoleggiato contro Pellegrini. Il finale è col batticuore, visto che l’ultimo corner fa gridare al rigore i giallorossi (il Var smentirà) e sul successivo contropiede il Venezia sfiora addirittura il raddoppio nelle praterie. Fatti i complimenti alla ordinata squadra di Soncin, però sarebbe stato troppo. La Roma chiude fra gli applausi dell’Olimpico. Sperando, a fine stagione, di non dover rimpiangere la sfortuna di un sabato di maggio.



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