Daniele De Rossi

(La Repubblica – F. Bocca) Chi nasce tondo non può morire quadrato. Per Daniele De Rossi il calcio è così, non certo uno sport da “ signorine” come dicevano quei trisavoli del pallone più o meno all’età della pietra. Il calcio è “macho”: per cui si dilatino le pupille, digrignino i denti, sporgano le mascelle, si drizzino le barbe e soprattutto roteino cazzotti, gomiti, mani, e tutto quello che serve per farsi rispettare. Nel calcio vince chi mena, no? Capito di averla combinata grossa anche stavolta, l’ennesima, il capitano della Roma – cioè non un ragazzino ma uno che ha preso in mano il testimone del dopo Totti – ha chiesto scusa alla squadra, all’allenatore e ai tifosi, per averle sottratto 2 punti secchi che ora pesano tantissimo sulla classifica.

Cosa gli sia passato per la testa nel momento in cui la Roma stava vincendo a Marassi col Genoa un’orrida partita il cui unico pregio, per la banda Di Francesco, erano i 3 punti che stava portando il gol di El Shaarawy, non si sa. Si sa solo che strattonandosi con Lapadula in area gli ha mollato un ceffone a mano destra aperta. E solo dopo aver consultato la moviola in campo perché spinto dai giocatori infuriati del Genoa, l’arbitro Giacomelli ha estratto il cartellino rosso per De Rossi e concesso l’inevitabile rigore dell’1-1. La Roma si è disperata, De Rossi si è rivolto all’arbitro tentando di giustificarsi: «Chi io? Ha fatto fallo prima lui!» . Il Genoa forse un gol alla Roma non l’avrebbe mai fatto, ma per fortuna Lapadula, come si dice in questi casi, ci ha messo la faccia e il ceffone sul grugno è stato doloroso ma salvifico. Fanno 4 punti con i 3 già strappati al Crotone, per cui, dal loro punto di vista, sia benedetto De Rossi. «Ma niente! – ha detto Lapadula festeggiando il primo gol in rossoblu – sono cose che capitano, l’adrenalina ogni tanto offusca il cervello» . E che vuoi che sia. «Chiedo scusa a tutti – ha detto invece Capitan Macho stavolta abbandonato perfino dai suoi stessi tifosi che sui social lo hanno condannato – sono dispiaciuto. C’è poco da dire, stavo provando a bloccare Lapadula. Contro la Lazio con Parolo ce le eravamo date di santa ragione e mi ero ripromesso di stare più attento, però… Le immagini purtroppo sono brutte».

E via così nel classico copione di un pentimento già visto pure quello. Nella sua ormai lunga carriera, De Rossi è arrivato a 15 espulsioni ( 13 per rosso diretto). Ha menato ovunque, in Nazionale e nella Roma. L’episodio più famoso la gomitata a McBride ai Mondiali 2006, ma hanno lasciato segni profondi, letteralmente, anche quella a Srna dello Shakhtar, a Mauri nel derby con la Lazio, il cazzotto a Icardi in un Roma- Inter di 3 anni fa e via così. Prova tv e adesso il Var avrebbero già dovuto consigliarli un po’ d’autocontrollo ma evidentemente non c’s verso. Ora arriverà implacabile la stangata del giudice e il club dovrà decidere se multarlo o, come fece Spalletti un anno fa, togliergli la fascia per una gara. Servirà? Imparerà? A 34 anni probabilmente no. Di Francesco che ora guarda una squadra finita a 7 punti dal Napoli e in preda a uno strano nervosismo (a Madrid era stato espulso Peres) ha parlato teneramente di “ingenuità” ma dopo si s anche seccato con l’arbitro: «Ha ammonito sempre noi e non loro » . « De Rossi sa di aver sbagliato, con il Var non si scappa. È stata un’ingenuità che ci costa cara. Lo fa sempre? Chiedetelo a lui, io al massimo, come un buon papà, posso dargli una sculacciata » . Eddai, sempre con queste mani…



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