Rudi Voeller, d.g. del Bayer Leverkusen che giovedì incontrerà l’Atalanta in Europa League, si definisce “mezzo romano” oltreché molto legato ai giallorossi. «Ma no, sabato non ho mandato i parenti all’Olimpico a visionare l’Atalanta, anche se mia moglie Sabrina è di Roma. Però ho visto il primo tempo in tv mentre andavo in aeroporto dopo la nostra partita a Monaco», ha detto a La Gazzetta dello Sport.
Impressioni?
«L’Atalanta è una grande squadra, non è un caso che sia arrivata in Champions nelle ultime stagioni. Società e allenatore hanno fatto un lavoro eccezionale: complimenti, è difficile giocarci contro. Per quello che ho visto, l’Atalanta ha fatto gioco, la Roma ha fatto gol. Anche se hanno perso, sono un brutto cliente, ma pure noi lo siamo per loro. Bella sfida, tutto aperto: possibilità 50 e 50».
In campionato però i nerazzurri sono in flessione, 2 k.o. nelle ultime 4 gare. Mentre il suo Leverkusen, terzo, è in buona condizione, ha pareggiato anche con il Bayern.
«Non mi sembrano in crisi, li avevo visti anche contro la Sampdoria, erano aggressivi come al solito. E’ sempre bello vedere l’Atalanta giocare. Serviranno due grandi partite per andare avanti. Noi abbiamo fatto buoni risultati, vogliamo arrivare in Champions. Ci somigliamo come squadre, giochiamo all’attacco, segniamo tanto, però ne prendiamo. Abbiamo una mentalità offensiva, come Gasperini, la gente si diverte, anche se in tribuna qualche volta mi vengono dei brividi, ma è bello così»
Lei dovrebbe avere buoni ricordi dell’Atalanta: da attaccante della Roma le segnò 4 gol, di cui 3 nelle prime 3 sfide.
«Forse ho avuto la fortuna che allora l’Atalanta non era forte come adesso».
No, nell’88-89 arrivò sesta davanti a voi, qualificandosi per la Coppa Uefa
«Vero, noi siamo andati allo spareggio con la Fiorentina. Mi ricordo bene lo stadio, l’ambiente passionale».
Com’era giocare a Bergamo ai suoi tempi e pensa che il calcio moderno abbia cambiato qualcosa?
«Atmosfera eccezionale, tifosi caldi in uno stadio piccolo, vicini al campo, si percepiva molto affetto per la squadra. Il tifo era uno spettacolo. Anche adesso sarà così, inoltre rispetto alla Germania siete più avanti sul Covid, avete agito meglio di noi e negli stadi c’è molta più gente, da noi ci sono molte restrizioni. Mi aspetto ancora calore ed entusiasmo giovedì, ma mi piace così: senza tifo è triste».
Patrik Schick, infortunato adesso, da voi è esploso, con 20 gol in 20 partite. Perché alla Roma non andò bene?
«Io l’ho sempre ammirato, già quando era alla Sampdoria. Alla Roma ha avuto la sfortuna di trovare un grande Dzeko, quindi doveva giocare in certe posizioni che non erano le sue. Schick è il classico centravanti. Io avevo contatti con Fienga quando Patrik era a Lipsia, meno male che ci sono stati problemi tra i due club e io ho deciso di prenderlo subito. E lui era molto felice di venire da noi. Sta andando alla grande da noi, ha trovato un bell’ambiente e una squadra che gioca per lui, è sempre “cercato”, ha tante possibilità per segnare e non sbaglia».
Recupererà per il ritorno?
«Oggi non si può dire, proverà. Lo vedo che lavora, ma noi parliamo più della Roma».
L’effetto Mourinho è arrivato anche da voi, ai tifosi di Leverkusen?
«Sì, dall’inizio. Conosco il tifo romano nel bene e nel male, ma soprattutto nel bene. Mi amano anche oggi come quando giocavo. Prendere un allenatore di questo livello a Roma è stata una mossa eccezionale. E adesso ci sono anche i risultati, sta lottando nelle prime cinque-sei posizioni. La Roma ha una buona squadra per i suoi obiettivi. E da voi non c’è una superiorità netta come da noi con il Bayern. Tutto è aperto, più spettacolare».
Una Serie A interessante anche giudicata dall’estero?
«Sì, un torneo incredibile per le possibilità che dà a tutti. Non c’è più la Juventus che domina, adesso è in testa il Milan ma resta tutto in gioco, per scudetto e posti Champions; gli spettatori devono essere contenti. La vera svolta per la Roma sarebbe anche un’altra».
Quale?
«Lo stadio di proprietà. Quando vedo le partite di Roma e Lazio quasi gli spettatori mi fanno pena, nel senso che hanno bisogno del cannocchiale per riconoscere i giocatori. A Bergamo, da noi a Leverkusen, c’è tutta un’altra atmosfera. Per la Roma costruire uno nuovo stadio deve essere un passo fondamentale».
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