ULTIME NOTIZIE AS ROMA ZANIOLO – Avete presente «Il Gattopardo» di Tomasi di Lampedusa? La prima sensazione, quella più epidermica che regala la nuova Roma, è che per lei si possa attagliare la celebre frase: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». Così, se non fosse per il certosino lavoro fatto sulla fase difensiva da José Mourinho, il cui arrivo ha fatto sognare rivoluzioni, la squadra giallorossa sembra essere aggrappata alla verve dei soliti noti: Edin Dzeko, Lorenzo Pellegrini e naturalmente Nicolò Zaniolo, scrive La Gazzetta dello Sport.
Intendiamoci, tutto questo non è solo perché l’unico nuovo acquisto in campo col Belenenses, il portiere Rui Patricio, è stato protagonista di un pasticcio che ha procurato il vantaggio avversario. E neppure perché la rimonta — convincente — è stata firmata da Dzeko, Zaniolo (il pasticcio, in questo caso, è stato a opera di André Lopes) e Mayoral, tutti ben orchestrati da capitan Pellegrini nel doppio ruolo di (quasi) seconda punta nel primo tempo e centrocampista puro nella ripresa.
Ma proprio per via del fatto che, se non fosse per il lavoro di Mourinho – capace di rendere inoffensivo il Belenenses – la Roma sarebbe uguale a quella dello scorso anno, visto che il nuovo attaccante Shomurodov sedeva in tribuna, mentre i tanti esuberi non riescono a essere piazzati se non con buonuscite.
Fa piacere, perciò, registrare l’entusiasmo di Zaniolo, sempre più sicuro di sé nel corso di un cammino di rinascita inevitabilmente ricco di alti e bassi, dopo aver perso quasi un anno e mezzo di calcio giocato, se si eccettuano le poche partite rimediate tra il primo e il secondo infortunio alle ginocchia.
«Sta nascendo un bel gruppo — ha detto Nicolò ai social del club -. Siamo un gruppo giovane e sano che può arrivare lontano se lavoreremo come dice il mister e lo staff, se riusciremo a remare tutti dalla stessa parte. Speriamo di far bene». Logico che la sua attenzione sia tutta concentrata su Mourinho. «Oltre a essere un grandissimo allenatore, uno dei migliori del mondo, è anche una grandissima persona. Scherza, ride, ma allo stesso tempo è deciso, se c’è da strillare lo fa. Il rapporto è molto buono. Io sono a disposizione e spero di continuare così».
Per farlo, però, occorre che Tiago Pinto materializzi il “miracolo” delle cessioni, su cui negli anni scorsi si sono incagliati tutti i suoi predecessori. Florenzi piace in Spagna (Siviglia su tutti), Olsen in Premier e Ligue 1 (West Ham, Lilla e Rennes), ma se per loro è possibile che si passi dalle parole ai fatti, al momento quelli più difficili da piazzare sono Pastore, Fazio, Nzonzi e Santon.
Se considerassimo insieme tutti gli ”esodati”, si potrebbe dire che la Roma ha fermo un monte ingaggi pari a quasi 40 milioni lordi, che la dirigenza non vedrebbe l’ora dei reinvestire sugli obiettivi che Mourinho chiede da tempo, a cominciare dal centrocampista. Non è un caso che ieri abbia sperimentato anche Pellegrini in mediana, perché le soluzioni di livello potrebbero non essere molte.
Il mercato, però, racconta ogni giorno storie diverse. E se si continuano a monitorare i vari Zakaria (Borussia M.), Delaney (Borussia D.), Koopmeiners (Az) fino a un incursore come Damsgaars (Sampdoria), tra i nomi nuovi c’è da segnalare quello di Zambo Anguissa, 25 anni, centrocampista camerunense del Fulham, che ha il contratto in scadenza nel 2023, anche se il club londinese ha un anno di opzione su di lui.
Il prezzo del cartellino non è basso, circa 25 milioni, ma vista l’età del giocatore, che è anche nel giro della sua nazionale, le formule di pagamento potrebbero agevolare la trattativa. Al momento, però, il mantra che circola a Trigoria è uno solo: si compra solo se si vende. Quindi, in attesa di sviluppi, non resta che affidarsi a volti noti come quelli di Zaniolo. In fondo sono loro che potrebbero portare la Roma lontano.
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