Zdenek Zeman, allenatore del Pescara

L’ultima volta che era stato il timoniere dei giallorossi la Roma veleggiava incongruamente all’ottavo posto in classifica, a 18 punti dalla Juventus capolista. Era il primo febbraio 2013, nel calcio, quasi un’era geologica fa. Ecco, per molto meno, allenatori capaci sono stati dimenticati se non rinnegati; Zdenek Zeman invece no, mai. La corrente di affetto che lega il tecnico boemo al popolo giallorosso è rimasta grande, e tutto questo per motivi che probabilmente affondano le radici in quella innocenza inconscia che ognuno vorrebbe preservare.

A guardare bene, il lavoro del tecnico valse più o meno un ingresso in Champions se si pensa che in cassa arrivarono 76,5 milioni: 30 per Lamela al Tottenham (più 5 di bonus), 31,4 per Marquinhos al Psg e 15,1 per Osvaldo al Southampton (più 2 di bonus). Fatta eccezione per il difensore brasiliano – arrivato a parametro zero – nessuno degli altri due ha più ripetuto le prestazioni fatte in quella Roma pur imperfetta. I giallorossi avrebbero potuto “arricchirsi” ancor di più se avessero accondisceso a una delle poche richieste di mercato di Sdengo: Verratti del «suo» Pescara. Invece no, costava troppo: 12 milioni.

Dopo 4 anni, tanta acqua è passata sotto i ponti e per questo il ritrovarsi, lunedì, non sarà poi così polemico. Il Pescara, però, sembra non avere alcuna voglia di fare nuove brutte figure e così il paradosso si nasconde dietro l’angolo: vuoi vedere che quei milioni che fece guadagnare 4 anni fa, adesso il boemo potrebbe sottrarli alla Roma – in chiave Champions – fermandola a sorpresa sulle sponde dell’Adriatico?

(Gazzetta dello Sport)



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