Finisce con tensione in campo e sugli spalti la sfida delle qualificazioni ai Mondiali 2018 tra Bosnia e Grecia. Tra i protagonisti in negativo della serata Edin Dzeko e Kostas Manolas. A fine partita i due giocatori della Roma sono quasi venuti alle mani.
La partita è terminata 0-0, un risultato che consente alla Grecia di restare al secondo posto del gruppo H a quota 12 punti, uno in più della Bosnia. A fine partita Dzeko, che pochi minuti prima aveva protestato invano con l’arbitro Rizzoli per la mancata concessione di un rigore, ha discusso con Manolas: i due sono venuti a contatto, poi Dzeko ha messo una mano al collo del suo compagno di squadra nella Roma, provocando la reazione del difensore. I due sono stati poi separati dallo staff tecnico (tra cui lo stesso ct bosniaco Bazdarevic) e dai rispettivi compagni di squadra e la situazione tra i due è tornata alla normalità.
Negli attimi successivi è nato un secondo parapiglia in campo tra il vice allenatore della Bosnia, Stephane Gilli, e il centrocampista greco Giannis Gianniotas. Ne ha avuto la peggio il calciatore, colpito da un pugno (nella colluttazione ha anche perso un dente). Tensione proseguita anche sugli spalti dello stadio di Zenica, per via di alcuni tifosi greci che hanno provato ad entrare in contatto con le forze dell’ordine.
Manolas ha stigmatizzato l’episodio a fine partita, non facendo riferimento al battibecco con Dzeko e puntando il dito contro i tifosi bosniaci: “Ci hanno provocato dall’inizio della partita, hanno fischiato il nostro inno nazionale, è qualcosa di vergognoso. Noi siamo qui per giocare a calcio, non per fare una guerra. Certe cose non dovrebbero essere fatte – ha proseguito Manolas al termine del match – È una vergogna che abbiano mancato di rispetto al nostro inno nazionale. Queste cose non rappresentano il calcio”.
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