Daniele De Rossi

Daniele De Rossi, centrocampista della Roma e della Nazionale, ha parlato in conferenza stampa a due giorni dalla sfida contro la Svezia, valida per la qualificazione al Mondiale 2018 in Russia.

E’ la classica partita da sangue e sudore?
“Sono due partite che non si possono sbagliare, sangue e sudore va bene il concetto, dare tutto fino alla sfinimento, però poi sangue, sudore, lucidità, tecnica, corsa…se bastasse fare la lotta in campo, giocherebbero tutti in Serie A. Dobbiamo fare una partita di qualità e mixarla alla nostra esperienza ed attenzione. E’ una partita veramente troppo importante”

Per 7 undicesimi l’Italia potrebbe essere la stessa di quando sfidò la Svezia agli Europei?
“16 mesi nell’Italia sono pochini perché ci si incontra pochino. Penso che anche le altre Nazionali non abbiano stravolto il loro 11 in questo periodo. Ci deve far ricordare che sì possiamo batterli ma possono metterci in difficoltà”

Stai per superare Pirlo per presenze. Vi siete sentiti?
“Lui segue sempre la Nazionale, soprattutto per come l’abbiamo vissuta noi ti rimane dentro. E’ una famiglia, i pilastri di questa grande famiglia sono rimasti gli stessi. Ci sentiamo spesso, ha parlato tutto il mondo di lui: c’è poco da aggiungere, il consenso e il saluto che gli hanno regalato calciatori ed allenatori è simile a quello ricevuto da Francesco mesi fa. A me ha lasciato l’idea di un amico e di un compagno di squadra leale, che non ha mai preso scorciatoie per sembrare simpatico a giornalisti, compagni o allenatore”

Due tocchi per mandarli a vuoto nel pressing?
“Il fatto che sia importante questa partita non cambia che si giocherà con un pallone, non cambieremo il nostro modo di affrontarla perché è uno spareggio. E’ una partita di calcio, molto importante, ma una partita di calcio e da tale va giocata. Diciamo che le partite sono tutte importanti ma poi alcune pesano di più”

Il CT è tornato da voi, dai senatori del gruppo.
“Per quello che mi riguarda ho sempre avuto grossa stima e fiducia dall’allenatore, i ricambi generazionali ci sono, ci saranno e ci dovranno essere ma non siamo stati abbandonati per poi essere rispolverati. Abbiamo sempre avuto un ruolo importante in questa Nazionale, qualora dovessimo giocare venerdì sarebbe un significato di continuità”

C’è differenza tra il post Macedonia e Albania e ora…
“Speriamo di avere il sorriso anche post Svezia, è il momento per lavorare ma anche sorridere. Spazio per i sorrisi ce ne sarà se il risultato sarà quello che vogliamo, ci sarà poco da ridere se saremo eliminati dalla Svezia. Qui c’è un ambiente veramente positivo, al di là dei valori dei giocatori questo permette che ci sia un grande spirito in questa Nazionale. Prima delle partite c’è grande concentrazione e rilassatezza ma poi il risultato la fa da padrone”

Cosa sono stati questi 16 mesi per te in chiave Mondiale?
“La preparazione all’Europeo mi ha fatto bene, perché avevo 33 anni e anche a quell’età puoi capire e conoscere meglio il tuo corpo. Il fatto che ci sia un Mondiale per me è importante, perché sarebbe il quarto per me. Non so se giocherò un Mondiale da protagonista, ma rimarrebbe un timbro sulla mia carriera il fatto di non qualificarmi. Nessuno lo vuole perdere, per Buffon sarebbe il sesto, per alcuni il terzo…quando vai lì te la giochi, non partecipare sarebbe una cosa molto negativa che non vogliamo neanche prendere in considerazione”

Sei a un gol da Mazzola. Avresti mai immaginato di essere il centrocampista più prolifico della Nazionale?
“Oggi è il suo compleanno, non posso che fargli tantissimi auguri, così come a Gigi Riva per ieri. Levando il paragone con questi mostri sacri, c’è stato un momento in cui pensavo che non avrei segnato più tanto, quando sono arretrato da mezzala, dove facevo 7-8 gol l’anno, a regista. Da lì in poi non pensavo che potessi essere il centrocampista più prolifico del calcio italiano ma non era assurdo pensarlo prima, poi lo è stato un po’ di più. Alla fine i miei gol possono essere su rigore o su calcio piazzato, ma la vecchiaia ti porta a essere più esperto sui calci da fermo. Qualche gol di testa è possibile farlo. È stata un’evoluzione del ruolo che mi ha penalizzato sul gioco ma magari mi dato qualcosa di più sulle palle inattive”

Si può paragonare ad una sfida del tuo passato?
“Uno spareggio così dentro-fuori non lo abbiamo mai fatto, ci sono stati anche ottavi di finale di Champions con la Roma che sembravano scogli insuperabili e invece poi ce l’abbiamo fatta. Poi se giochi una semifinale, un quarto mondiale con la Nazionale almeno ci sei arrivato. Perdere con la Germania sarebbe un “sei stato bravo ugualmente”, per noi questa sarebbe una macchia sul curriculum”.

Due partite in tre giorni?
“Le facciamo noi come la Svezia, abbiamo uno staff che sa farci recuperare in fretta, molti di noi sono abituati a farlo e conoscono i propri tempi di recupero. Non inciderà molto sul risultato, anche gli svedesi giocano la Champions, l’Europa League, non sarà un fattore così importante secondo me”

La riunione del Filadelfia?
“Non ero presente, non credo si siano dette cose clamorosamente sconvolgenti, sono riunioni che succedono, vengono quasi naturali a volte. Ho letto anche io dei senatori, ma molto spesso succede che a parlare siano quelli più anziani con più esperienza e conoscenza. Avviene nei momenti più neri, ma non credo lo sia dopo Albania o Macedonia. Questa nazionale non ha fatto male come a volte si tende a dire, ho memoria fresca di Nazionali che hanno fatto grandi cose ma nei gironi qualificatori hanno stentato più di questa. La differenza è che non avevi la Spagna nel girone, quando se ne qualifica solo uno rischi di fare i playoff”

Perché bisogna avere fiducia in questa Italia?
“Bisognerà lasciare da parte i campanilismi, io sono della Roma, tu della Lazio ecc… andare al Mondiale è di tutti. Ci sarà una grande cornice, dovrà esserci appartenenza e sostegno. Chiedere fiducia ora sarebbe fuori tempo, non è il momento giusto. Dobbiamo conquistare giocando questa partita. C’è la consapevolezza di essere una squadra forte, forse migliore della Svezia, ma c’è quel pizzico di paura che oramai nel calcio di ora è quasi necessaria. Il calcio adesso è molto più aperto, come confini, i grandi giocatori non si trovano solo nelle grandi europee o in Argentina e in Brasile. Nello spogliatoio abbiamo molta fiducia, quello sì”

Ci puoi spiegare dove può pesare l’esperienza?
“Conterà, ma la ritengo una delle qualità che serviranno per vincere questo scontro diretto. Come il furore, la rabbia, la corsa, l’organizzazione…un mix di cose che ci serviranno. Il fatto che non tremino le gambe è una condizione necessaria per giocare certi livelli, voglio sperare che a nessuno di noi accada. A 22 anni non mi tremarono le gambe quando giocai la finale di Coppa del Mondo e sono sicuro che i miei compagni più giovani avranno la stessa convinzione. A questi livelli le gambe non tremano, ne sono sicuro. Poi c’è la prestazione e devi dimostrare di essere più forte ma non sarà facile”

E’ una parentesi in cui si mettono da parte le filosofie?
“Per me conta assolutamente passare il turno, non molto in che maniera lo si passerà. Poi si passerà attraverso la prestazione e la prestazione la fa il campo. Grande uguale, loro avranno uno schieramento per metterci in difficoltà, è una partita di calcio e non lo dico per sminuire l’impegno. La partita verrà valutata nell’arco di 180 minuti, ma non credo che la stia preparando in modo diverso perché è uno spareggio”

E’ più comodo non conoscere la Svezia o fa più paura?
“Il fatto che non ci sia Ibrahimovic è un vantaggio per chi lo affronta. Anche a 40 anni, con una gamba rotta, non vorrei mai avere Ibrahimovic contro. Potrebbe essere un vantaggio, meglio che non ci sia per noi. Però non è nemmeno così sconosciuta questa squadra, li conosciamo perché alcuni giocano in Italia, altri in Europa in campionati importantissimi. Non è una squadra materasso. Se il Mondiale è importante per me, che ne ho fatti già tre, figuriamoci per loro che hanno avuto meno possibilità di presentarsi al palcoscenico Mondiale”



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