James Pallotta non è certo fortunato quando parla. Mettiamola così. Il suo ‘bipolarismo‘ cronico lo colpisce quando deve rilasciare dichiarazioni sulla Roma che, dopo pochi giorni, se non ore, vengono puntualmente smentite dallo stesso interessato. Guarda caso sempre alla radio ufficiale del club o tramite i media americani.
ATLETICO MADRID – “Non sono soddisfatto. Potrei dirvi un paio di cose che non mi sono piaciute. Alisson è un grande”. Sono le sue dichiarazioni dopo Roma-Atletico Madrid, finita 0-0. Poche parole, fugacemente carpite dai cronisti mentre saliva in macchina nel garage dell’Olimpico, ma che si sono rivelate un boomerang. Poi, oggi, il chiarimento a Roma Radio: “Sono felicissimo sia del lavoro del tecnico che di quello del suo staff. C’è un piano dei media per affossare la squadra. Troppo spesso le mie parole sono state travisate. Sono stufo”. Tanto per cambiare, è colpa della famigerata stampa romana.
TOTTI – “Francesco potrà giocare finché vorrà” è sempre stata la posizione ufficiale della Roma, ribadita spesso anche da Pallotta. A marzo del 2016 si scoperchia il vaso di Pandora direttamente dagli States: “A Roma noi abbiamo quello che è stato uno dei più grandi giocatori in Italia di sempre ed è Francesco Totti. Francesco ha 39 anni ed è ancora un talento con delle qualità incredibili, e credo sia ovvio per lui e per molta gente che non può più giocare allo stesso modo di prima. Semplicemente il suo corpo non glielo permette. Il suo corpo – è la stoccata di Pallotta – non fa bene quello che gli dice la mente, il suo contratto scade quest’anno e tutti ne vogliono un altro. La pressione a Roma nei miei confronti per fargli il rinnovo è incredibile. Ho avuto molti colloqui con lui – ha raccontato ancora Pallotta – e gli ho detto che starà con la Roma per più di 30 anni e di pensare a come smettere. Io non trovo che sia difficile capirlo, ma lo è per la cultura italiana dove un giocatore del suo calibro ha fatto vendere a lungo il maggior numero di magliette, è il simbolo di Roma e lo sarà per altri 30 o 40 anni o per sempre in un altro ruolo”. Pochi giorni dopo, a Il Messaggero, è arrivata la rettifica: “Non l’ho mai detto. Lui è un simbolo e può restare finché vuole”. Un video lo smentirà.
CASO DIPLOMATICO MILAN – Pallotta lancia l’allarme sul Milan, reo – secondo il presidente giallorosso – di non avere i soldi per il mercato. “Non ho idea di cosa stia succedendo. Non ha senso – ha dichiarato Pallotta -. Non hanno i soldi in primo luogo per comprare la squadra, visto che hanno preso 300 milioni in prestito da persone che conosco a Londra, a un interesse piuttosto alto. Stanno spendendo, o almeno facendo importanti anticipi, per giocatori e pagheranno le conseguenze a un certo punto”. Un attacco che ha provocato la reazione dei rossoneri, con l’amministratore delegato Fassone che ha smontato punto dopo punto la dichiarazione di Pallotta in un video. Dopo qualche ora, le scuse del presidente romanista: “Probabilmente ho avuto informazioni sbagliate”.
GARCIA: DAL NUOVO FERGUSON ALL’ESONERO – “L’ho scelto io e l’ho voluto fortemente”. Il grande campionato di Rudi Garcia, al primo anno di Roma, ha entusiasmato Pallotta che lo ha spinto a rinnovargli il contratto per altri 4 anni. La storia d’amore ha però vita breve. L’anno seguente, prima lo difende attaccando la stampa (“prima era Dio, ora è il diavolo. Colpa dei media”) e poi, dopo un secondo posto raggiunto a fatica alla penultima giornata, lo depotenzia con l’inserimento di uno nuovo staff atletico, in seguito alle dure critiche della stesso presidente sulla condizione atletica dei giocatori. Dopo l’esonero, nel dicembre del 2016, il mea culpa: “Avrei dovuto farlo prima”.
SABATINI – Pallotta, evidentemente, cambia idea fin troppo facilmente. Questo diceva su Sabatini in una delle sue ultime esternazioni, quando ingaggiò come ds Monchi: “Avevo perso molta fiducia in lui dopo i primi due anni. Non solo per il tipo di giocatori che stavamo comprando, ma un po’ di cose. I primi due anni sono stati ottimi, ma avremmo dovuto costruire su quelli e invece lui continuava semplicemente a fare scambi. Quindi ad agosto, parlando con Franco Baldini, ho detto che avremmo dovuto prendere un altro direttore sportivo”. Ma nel marzo scorso, il numero 1 di Trigoria raccontava scenari decisamente diversi: “Il mercato non è sicuramente facile, non basta sollevare la cornetta e chiamare il calciatore. In questo senso Walter Sabatini ha svolto un lavoro straordinario per quattro anni, non c’era nessuna critica sul suo lavoro, tra l’altro svolto con un gruppo di persone. Se ci sono stati degli errori sono stati fatti dal gruppo di lavoro e non solo da Walter. I meriti sono di gran lunga superiori, soprattutto per la persona che era a capo di questo gruppo”.
SPALLETTI – Dopo la sconfitta con il Napoli per 2-1 all’Olimpico, nel marzo scorso, non ha risparmiato neanche il neo tecnico dell’Inter: “Prima del match non avevo buone sensazioni sui giocatori scelti dal primo minuto. Abbiamo inserito Salah a 35 minuti dalla fine, con lui abbiamo creato tante occasioni e preso due pali. Ha aperto la partita, magari poteva essere messo prima o dall’inizio. Penso che lo abbia ammesso anche Luciano dopo la partita. Col Napoli potevamo fare meglio”. Poi il dietrofront, fatto a Roma Radio: “Ho fiducia nella squadra, riuscirà a reagire in questo momento difficile. Certo, dobbiamo rimontare dei risultati importanti adesso ma l’esempio del Barcellona è recente, tutto può succedere. E poi non mi permetterei mai di criticare Spalletti. Se volessi farlo non lo farei certo in pubblico, glielo direi in privato”. Dopo l’addio il presidente non ha fatto mancare una frecciatina anche per il suo vecchio pupillo: “Era troppo preso dal litigare con la stampa”.
IL MERCATO – Era giugno 2016: Pjanic passa alla Juventus per 32 milioni di euro, con l’attenuante della clausola rescissoria. Eppure Pallotta ad aprile 2016 disse a Roma Radio: “Si parla molto del fatto che io abbia dato l’ok alla cessione di Pjanic, ma questo non è vero. Voglio che resti e anche il solo il parlarne fa male alla squadra”. Stessa storia con Benatia, prima dichiarato “incedibile”, poi venduto perché “stava avvelenando lo spogliatoio”, e con Salah: “Lui al Liverpool? Con queste domande mi sembrate dei giornalisti di Roma – spiegava Pallotta alla stampa americana -, comunque per ora non c’é niente. Continuano a farci offerte per molti giocatori, e se dessimo retta a tutti partirebbero i tre quarti della nostra rosa”. Due settimane dopo l’egiziano era ufficialmente un nuovo giocatore del Liverpool. Pallotta, dopo aver scoperto il “segreto della Juventus”, ha dichiarato: “Loro sono meglio di noi in attacco, ma in difesa la differenza è che loro stanno insieme da tanto tempo. Hanno giocatori che si conoscono bene perché da tanto tempo stanno insieme, e ogni anno inseriscono uno o due giocatori su una grande base: è ciò che dovremo fare anche noi, senza più fare tante compravendite” le sue parole all’inizio di questo mercato. La realtà è stata diversa: nessuna offerta per far rimanere Szczesny in giallorosso (poi trasferitosi alla Juve), con Rudiger ceduto al Chelsea.
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