Può una squadra rinascere dalle proprie ceneri? Sì, è capitato al Milan di Rino Gattuso. La svolta storica è datata 3 dicembre 2017, giorno di Benevento-Milan 2-2 con rete del portiere Brignoli nei minuti di recupero e primo punto in Serie A per la squadra sannita. Un pareggio che ha pesato quanto una sonora sconfitta, seguita da una vittoria contro il Bologna (in casa) e una successiva sconfitta a Verona. Considerando la disfatta di Reijka (0-2), il Milan di Gattuso era in una fase incontestabilmente tragica e, tra accuse reciproche e perplessità dei tifosi, la scelta del nuovo allenatore era già stata bollata come un “errore”.
LA METAMORFOSI – Dopo il tonfo interno con l’Atalanta è arrivato il gol di Cutrone nel derby di Coppa Italia, a cui si sono aggiunti, in seguito, ben 10 risultati utili consecutivi che hanno rialzato le quotazioni del Milan. Gattuso, arrivato nel momento più basso della storia recente del Milan, con dedizione e lavoro è riuscito a dare speranza ai tifosi rossoneri per quello che si credeva perduto. Nonostante fosse necessario, il nuovo mister ha dovuto puntare su un gruppo stabile di titolari escludendo alcuni elementi (Zapata, Musacchio, Montolivo), ma i frutti del nuovo corso stanno arrivando grazie al contributo di tutti. Con Gattuso, in questi 10 incontri risolutivi, sono riemersi singoli importanti come Calabria e Calhanoglu, si sono consolidati i progressi della coppia Bonucci-Romagnoli e in attacco ai soliti Bonaventura e Suso si è affiancato l’exploit di Cutrone. Tanti soldati che hanno costituito uno schieramento agguerrito e motivato, figlio di un’accorto lavoro atletico e di una filosofia di gioco limpida e apprezzata. Se il Milan oggi è ancora in corsa su tre obbiettivi, i meriti sono soprattutto di Gattuso.
IL MODULO – Il Milan di Gattuso sembra aver trovato solidità e cinismo grazie al 4-3-3, introducendo nell’undici titolare Calhanoglu come esterno alto a sinistra (con Montella faceva la mezzala) e stabilito Calabria come definitivo titolare della fascia destra, cementando la coppia Bonucci-Romagnoli in difesa e cristallizzando Bonaventura nel ruolo di mezzala. Con i tre attaccanti, l’ex allenatore del Pisa ha trovato una soluzione molto più dinamica rispetto alla molle staticità che aveva fatto piovere accuse e critiche al parco attaccanti rossonero con Montella. Cutrone, ma anche Kalinic e Silva, si muovono molto di più e al contempo appaiono più presenti in area: la nuova dimensione offensiva del Milan prescinde dal sacrificio dei singoli e da una costante partecipazione dei centrocampisti.
GLI ESTERNI – In più il lavoro di Gattuso sta valorizzando anche gli esterni sia difensivi che offensivi, dato che i movimenti a rientrare dei vari Suso, Calhanoglu o anche Bonaventura, muovono parecchio le linee avversarie e premiano le sovrapposizioni di Calabria o Rodriguez. La spinta laterale è un motivo fondamentale del nuovo gioco rossonero, la cui l’impostazione si sviluppa inizialmente o dai centrali (Bonucci) o dall’arretramento difensivo del regista (Biglia) e poi prende forma dal sopracitato movimento degli esterni alti e bassi.
Insomma, il Milan di Gattuso ha saputo ritrovare il filo conduttore che Fassone e Mirabelli si aspettavano in agosto, quando al fronte di quasi 200 milioni di campagna acquisti avevano pronosticato un Milan in Champions League. Non arriverà la massima competizione europea, ma la Roma dovrà stare attenda domenica all’Olimpico perchè troverà una squadra decisamente cambiata rispetto allo 0-2 di San Siro del girone di andata.
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