LONDON ISSUES – Nella capitale inglese, dove il presidente James Pallotta si trovava per alcuni impegni, è stato fatto il punto sul momento delicato della squadra giallorossa dopo la sconfitta casalinga contro l’Atalanta del 6 gennaio scorso. Si è trattato di un vertice di natura economica, dove si è parlato di mercato e marketing. Al rientro a Roma Monchi e il DG Baldissoni non hanno, però, rilasciato alcuna dichiarazione. Il mercato invernale della Roma non vivrà sicuramente momenti di primo piano, in quanto la rosa dei giocatori è ritenuta dai vertici giallorossi già ampiamente competitiva. Le risorse per risollevare la squadra, come già riferito da Monchi, verranno principalmente trovate dentro Trigoria. Si punta tutto su quello che già si ha, su Eusebio Di Francesco e sui giocatori, per ritrovare risultati positivi per risollevare le sorti della Roma. Si percepisce aria di cambiamenti, invece, a partire dal prossimo giugno.
Prima del summit con la dirigenza giallorossa, il presidente James Pallotta ha partecipato al convengo Leaders in Sport – Meet Innovation, tenutosi anch’esso a Londra, per parlare di sicurezza negli stadi e, in particolare, del progetto riguardante il nuovo stadio della Roma. Di seguito un estratto dell’intervento del presidente giallorosso, le parole incriminate che hanno suscitato una reazione tutt’altro che pacata nell’ambiente della tifoseria romanista. “Sapete com’è un derby tra Roma e Lazio? Nel Nord Italia non litigano molto, non è così, ma al Sud… come Napoli, Roma… I problemi di sicurezza sono davvero significativi. Posso farti un esempio: circa un anno e mezzo fa, siamo andati dalla polizia, mi sono seduto ad un tavolo con il capitano e gli ho chiesto ‘Perché non arrestate queste persone?’. Lui mi ha risposto ‘Permettimi di farti vedere perché’, e mi ha aperto questo quaderno pieno di persone che avevano commesso qualcosa ma c’erano soltanto immagini sfocate. Quindi abbiamo chiesto se potessimo portare telecamere ad alta definizione all’interno, e le abbiamo comprate noi, anche se non siamo i proprietari dello stadio, per iniziare a vedere chi è che crea problemi”.
Le parole del presidente hanno riaperto una spaccatura, già preesistente, con la tifoseria giallorossa, ed hanno suscitato una reazione che non ha tardato a manifestarsi. “Pallotta spia vattene via” e “Pallotta U$A e getta”, così recitano i due striscioni appesi nei pressi della stazione di Tor di Valle, zona di Roma in cui sorgerà lo stadio. Per non parlare delle innumerevoli scritte comparse sui muri della capitale negli ultimi giorni. Non tarda ad arrivare nemmeno un comunicato della Curva Sud che afferma di non volere, allo stato attuale delle cose, un nuovo stadio. In conclusione, la stoccata finale rivolta al presidente: “Tanto noi rappresenteremo sempre la Roma e i suoi tifosi, di James ne passano tanti la Curva Sud resta, punto”. Dopo un iniziale silenzio, la risposta di Pallotta arriva ieri tramite un comunicato pubblicato sul sito ufficiale dell’AS Roma. “Sono molto dispiaciuto dal dover constatare che le mie parole in un convegno a Londra siano state deliberatamente mal interpretate. Non accetto manipolazione alcuna da parte dei media”. Questo un estratto delle dichiarazioni del presidente, che sostiene energicamente che le sue intenzioni e il significato delle sue parole siano state deliberatamente travisate dai media.
I PRECEDENTI – I dissapori tra tifoseria, principalmente ultras, e il presidente americano sono di vecchia data. La gestione dell’ultimo anno da calciatore di Francesco Totti, le barriere, il nuovo stadio della Roma, le politiche di mercato, queste sono solo alcune delle situazioni in cui Pallotta è stato ampiamente contestato. Ripercorriamo gli episodi più eclatanti del burrascoso rapporto tra il presidente e la tifoseria, spesso incendiato da alcune dichiarazioni rilasciate dal numero uno giallorosso. Come nel febbraio 2015, quando la Roma di Garcia affrontava un momento tutt’altro che positivo, queste furono le parole del presidente: “Roma in crisi? Problema creato dai media. I tifosi non mi dicono queste stupidaggini… A vedere problemi sono in pochi, che forse non sono nemmeno tifosi. La maggior parte delle persone non la pensa così, ne ho incontrate trenta a Milano e per loro era tutto a posto…”. Alcuni mesi più tardi, dopo la partita Roma-Napoli, il giudice sportivo chiude per un turno la Curva Sud per gli striscioni esposti riguardanti Ciro Esposito. Pallotta, ai microfoni di Roma Radio, si rivolge ad una parte della tifoseria giallorossa con l’appellativo “fucking idiots”, e non presenta alcun ricorso contro la decisione del giudice sportivo. Successivamente, la vicenda delle barriere ha portato una lunga protesta della Curva Sud che ha boicottato lo stadio per mesi, contestando soprattutto l’immobilità di Pallotta riguardo la questione. “Noi non possediamo l’Olimpico e non possiamo prendere alcuna decisione in materia”, queste le parole del presidente. Lo scontento nei confronti di James Pallotta si manifesta anche nel giorno del ritiro di Francesco Totti, lo scorso 28 maggio, quando il presidente viene sonoramente fischiato da tutto lo Stadio Olimpico. Inoltre, sembra che la parola “idiots” sia cara al gergo di Pallotta che, riguardo la faccenda dei presunti cori razzisti rivolti a Ruediger durante la partita Chelsea-Roma, sulla quale la UEFA aveva inizialmente aperto un’inchiesta, si è espresso in questo modo: “Terribile che le squadre vengano incolpate per le azioni di pochi idioti”.
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