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Roma, le “mezze verità” sul Fair Play Finanziario. Ecco come stanno le cose
Facciamo un po’ di chiarezza e ristabiliamo la verità, una volta tanto. Il 31 gennaio di direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, ha rilasciato un’intervista a Radio 24 molto interessante, ma piena di bugie. Andiamola a smontare punto per punto con i fatti e i regolamenti del Fair Play Finanziario dell’UEFA.
Gli chiedono: se Pallotta decidesse di mettere 100-200 milioni suoi, del suo patrimonio personale, questo risolverebbe gli aspetti del Fair Play Finanziario? Baldissoni risponde: “Purtroppo questo non è utile a rispettare quello che è il parametro di bilancio. L’istituzione del fair play nasce proprio perché dopo l’acquisizione di PSG e City la UEFA ha voluto bloccare la possibilità infinita di spesa”.
Falso, e vi spieghiamo perchè. Secondo il regolamento del Financial Fair Play, approvato del 2010 e introdotto nel 2011, ovvero dall’avvento della proprietà americana, spiega nel punto n. 5 questo (LINK):
5) Possono i proprietari dei club iniettare liquidità nelle casse dei club a piacimento o attraverso sponsorizzazioni?
Se il proprietario di un club inietta liquidità nelle casse del club scegliendo come sponsor un’azienda a cui è collegato, gli organi competenti UEFA indagheranno e, se necessario, adegueranno i risultati della valutazione di bilancio in base alle entrate per sponsorizzazioni, scegliendo un livello appropriato (‘valore equo’) a seconda dei prezzi di mercato.
Sotto i regolamenti aggiornati, qualsiasi entità che, da sola o con altre che sono legate allo stesso proprietario o governo, rappresenti oltre il 30% dei ricavi totali del club è automaticamente considerato un partner.
Spieghiamo meglio: se Pallotta decidesse tramite la Raptor, la sua azienda principale, di immettere nella Roma soldi per coprire il rosso di bilancio, automaticamente la Raptor verrebbe considerato partner dell’AS Roma. Esattamente come uno sponsor. Ma questo vale anche se Pallotta trovasse un socio o uno sponsor consistente (ad esempio Main Sponsor sulle maglie).
Ma c’è di più. Al punto 3 del regolamento UEFA si scrive:
3) Ai club non è più permesso avere perdite?
Per la precisione, i club possono spendere fino a 5 milioni di euro in più di quanto guadagnano in ciascun periodo di valutazione (tre anni). Tuttavia, possono superare questa soglia entro un certo limite, se il debito viene coperto totalmente da un contributo/pagamento diretto da parte del proprietario(i) del club o di una parte correlata. Questo impedisce la formazione di un debito non sostenibile.
I limiti sono:
• 45 milioni di euro per le stagioni 2013/14 e 2014/15
• 30 milioni di euro per le stagioni 2015/16, 2016/17 e 2017/18
Per promuovere gli investimenti negli stadi, nelle infrastrutture per gli allenamenti e nel settore giovanile e femminile (dal 2015), tutti questi costi sono esclusi dal calcolo dei bilanci.
In soldoni, se Pallotta (proprietario della Roma) decidesse di coprire l’intera situazione debitoria della Roma tramite un contributo o pagamento diretto, lo può fare. Ma si può fare anche tramite soci, partner o sponsor, come abbiamo visto nel punto 5 precedentemente spiegato.
Questa è le verità che, come è evidente, si può trovare sul sito della UEFA e che è pubblico. Basta leggersi i regolamenti, spiegati in maniera perfetta. Ma qualcuno, evidentemente, pensa che i tifosi siano “clienti” o semplicemente che si possano prendere in giro come fatto in questi anni.
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