Soli 33 gol segnati e nono posto nella classifica d’attacco della Serie A. Edin Dzeko, capocannoniere della scorsa stagione con ben 39 gol, al momento occupa la settima posizione della classifica marcatori con soli 10 gol. Per trovare un altro giocatore giallorosso in classifica bisogna scendere parecchio, fino alla ventottesima posizione, ricoperta da Stephan El Shaarawy, che ha realizzato cinque gol finora con la maglia della Roma. E pensare che un anno fa, conclusa la 23esima giornata di campionato, la situazione della Roma era completamente differente. Innanzitutto la squadra occupava il secondo posto, non il quinto, dietro la Juventus e avanti al Napoli, distaccato di due punti. Soprattutto, grazie alla strabiliante vittoria per 4-0 contro la Fiorentina, Edin Dzeko si portava al comando della classifica marcatori con una doppietta, superando Dries Mertens. Sei reti segnate nelle cinque partite precedenti per il bosniaco, 17 il numero di gol totali che gli permette di imporsi in cima alla classifica marcatori.
Già all’inizio della stagione corrente si era registrato un calo realizzativo da parte della squadra di Di Francesco. Ma la difesa non prendeva gol, le partite si vincevano, la squadra giocava bene e noi tutti dormivamo sonni tranquilli. Soprattutto pensando a come è andata in Champions League. Ma il sogno si è trasformato in incubo. Da dicembre in poi la situazione è crollata, e la Roma ha iniziato a vacillare e a segnare col contagocce. Con la vittoria di domenica contro l’Hellas Verona per 0-1 con il gol di Cengiz Under, sono diventate undici le partite consecutive in cui i giallorossi non sono riusciti a mettere a segno più di un gol. L’ultima volta in cui la Roma ha segnato più di una rete è stato in occasione della partita contro la Spal, allo Stadio Olimpico. I giallorossi riuscirono a vincere, seppure con una prestazione non brillantissima, per 3-1. Era il 1° dicembre, da lì in poi la parola crisi ha iniziato a circolare intorno alla Roma. Undici partite, nove di Serie A, una di Champions League e una di Coppa Italia, in cui i giallorossi hanno sfondato la rete una sola volta. Di queste undici gare, solo tre si sono risolte in favore della Roma. E le tre vittorie, cronologicamente: Qarabag, Cagliari e Hellas Verona, non sono state certo memorabili. Contro gli azeri il lampo di Diego Perotti è stato una manna dal cielo, in una partita in cui i giallorossi non si sono spinti oltre una prestazione sufficiente e non sono riusciti a mettere in cassaforte il risultato guadagnato dall’argentino. Ma la gioia di essere riusciti a passare da primi il girone di Champions League ha scacciato i brutti pensieri. Dieci giorni dopo assistiamo a Roma-Cagliari, sempre allo Stadio Olimpico. Partita che si chiude solo al fotofinish, grazie ad un pallone buttato dentro da Fazio in maniera scomposta e con un tocco di braccio giudicato come involontario. Il VAR convalida il gol e la Roma firma l’1-0 al 49’ del secondo tempo. Poco da festeggiare in una partita in cui il gioco prodotto dai giallorossi è scarico, le occasioni da gol non concretizzate, la coppia Dzeko-Schick non convince e Perotti si fa parare un rigore da Cragno. Concludiamo con la partita di domenica, contro il Verona. È vero, ci sono note positive. Il gol, splendido, di Under e l’urlo liberatorio di un’intera squadra che l’accompagna e lo festeggia significa molto. Così come il ritmo di gioco, che sembra migliore, più fluido, rispetto alle ultime partite. Ma l’onda dell’entusiasmo dura poco, perché la Roma non riesce a ripetersi e lo stesso Under perde in intensità durante il corso della partita. Nainggolan non inquadra la porta, Dzeko non riesce a sfruttare le occasioni che gli passano per i piedi e Strootman si mangia un gol a porta praticamente vuota. È vero che prima di correre si cammina, ma ci auguriamo soltanto che la vittoria di Verona, seppur non strabiliante, possa segnare l’inizio di una rinascita. O almeno di un risveglio.
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