Il termine alibi, estensivamente inteso, è sinonimo di attenuante, giustificazione.
“Roma scippata” “Bella Roma, brutto Rizzoli”. A leggere i titoli dei quotidiani nazionali di oggi, ci si potrebbe fare un’idea distorta della gara del Franchi. Puntare il dito contro l’arbitraggio, o discutere di “scippo”, sono presupposti alla creazione di un alibi, nel senso sopra inteso. E del resto anche lo Spalletti post-match, resosi conto che la squadra non ha bisogno di un ulteriore colpo alle proprie ambizioni, ha preferito rivolgere le proprie attenzioni indirettamente alla direzione di gara, anzichè ai suoi. La sconfitta di Firenze è una pastiglia difficile da ingoiare ma soffermarsi sugli episodi, o parlare di sfortuna, quando è chiaro che ai giallorossi manca la voglia di vincere le partite, rischia di diventare un esercizio dialettico controproducente.
La mancanza di cattiveria della Roma è preoccupante. Si giochicchia, e ciò comincia ad essere irritante. Ancor più preoccupante è il fatto che dalla panchina l’unica carta che può far saltare il banco ha 40 anni e si chiama Francesco Totti; Leandro Paredes è la riserva (non proprio “naturale”) di De Rossi; El Shaarawy è ritornato con la testa al Principato di Monaco. Ci sarebbe anche “quell’Iturbe lì..”, ma dopo l’ennesima “occasione della vita”, e quel senso di sufficienza nel passare il pallone al 90esimo, è necessario provvedere.
Giustificazioni? No, piuttosto alibi. Il termine deriva dal latino ed il suo significato originario è “Altrove”. Ed è quello il luogo dove appunto stanziavano i giocatori della Roma ieri sera (presenti solo Manolas e Szczesny, autore di una grandissima parata “a mano aperta” su Milic). Primi quarantacinque minuti con i giallorossi stranamente ordinati in campo, e l’unico sussulto è Dzeko che si mangia un gol. Pane quotidiano insomma. Nella ripresa la Fiorentina ci prova, Paulo Sousa alza il baricentro con l’ingresso di Federico Bernardeschi, e Badelj (non pervenuto per 80 minuti circa) con la complicità di Kalinic in fuorigioco attivo, regala tre punti importanti ai viola. Nel mezzo un palo di Nainggolan e tanta confusione giallorossa negli ultimi 20-30 metri. Per il resto solito copione: Perotti crea superiorità quando agisce da ala, ma sbaglia la rifinitura; Strootman caparbio come suo solito, ma anche tanti passaggi sbagliati; Bruno Peres ancora timido; Fazio grossolano, ma con Manolas ci può stare. Quando giochi bene ti basta essere fortunato una sola volta. Quando giochi male dovrai essere sempre fortunato. Guai a cercare giustificazioni però, eravamo semplicemente, ancora una volta, altrove.
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