Esiste la coerenza nel mondo del calcio? Se qualcuno è coerente, è degno di fiducia e merita rispetto. Nella nostra società la coerenza è un valore positivo che “qualifica” le persone tanto da coprire le azioni che queste commettono. Nella variegata realtà quotidiana però, il concetto di coerenza merita l’aggiunta di alcune sfumature, specie se lo analizziamo relativamente. Il mondo della politica così come quello del calcio, o comunque dello sport in generale, soffrono l’ingombrante presenza di tale valore qualificante, cosicché “l’Incoerente” non è meritevole di ascolto né va tenuto in considerazione. Esempi di “In-Coerenza politica” credo non sia necessario farli, anzitutto perché Politica-Coerenza rappresentano due facce della stessa medaglia, ma sopratutto non è questa la sede esatta per fare analisi socio-politiche.

Nel mondo del calcio l’In-Coerenza è presente a più livelli, ma oggi ne toccheremo soltanto uno: la Condizione Fisica. L’affermazione che va per la maggiore è “La condizione fisica è importante…è la cosa più importante”.… ma la tecnica?? E’ palese che non si possano scegliere i calciatori solo per le loro performance atletiche, eppure c’è chi crede che l’atletismo sia l’espressione assoluta del calcio. E’ coerente chi afferma quanto sopra detto, oppure incoerente chi prima lo fa, e poi la realtà gli impone di cambiare idea?
Seguendo questo logica, è chiaro che Luciano Spalletti rientri nella categoria “incoerenti”. Il caro Luciano, ha dapprima cercato in tutti i modi di dissuaderci dall’idea di poter vedere Francesco Totti in campo, perché considerato “fisicamente non al passo con gli altri…”, eppoi, nonostante tutto, è costretto imprescindibilmente ad affidarsi ancora a lui dopo i “miracoli” di fine stagione scorsa. E come se non bastasse, il tecnico toscano a fine gara ci ha candidamente ricordato che “Francesco non è come tutti gli altri, non gli viene il “piedino” “. 

Il massimo dell’ In-Coerenza.

Spalletti quindi, seppure incoerente, merita o non merita la fiducia dei tifosi della Roma?
Il concetto di coerenza non andrebbe guardato in relazione al passato, ma al presente. La scorsa stagione il tecnico toscano ha palesemente cercato di ridimensionare la figura di Francesco Totti, reo di aver gridato in tv la sua voglia di essere protagonista. Ci è riuscito (in parte, ed uscendone “male”) e la Roma è arrivata terza, senza però rinunciare a Totti, che con un paio di magie, finirà col regalare il preliminare ai giallorossi. Roma-Sampdoria è stata ancora una volta decisa dal 10 giallorosso, e Spalletti è stato “costretto” a cambiare, ancora una volta, peso e valore delle sue dichiarazioni ricordandoci che il valore tecnico di Francesco è unico, “non ha il piedino…”.

Spalletti ha “scelto” di non essere coerente, perché sa che ostinarsi ad esserlo poteva essere solo controproducente. Nella passata stagione il tecnico ha cercato di delegittimare la figura del capitano perché credeva che la squadra avesse bisogno di lui solo in determinati casi, o comunque non ne avesse bisogno perché “più lento” degli altri. Addirittura dopo la rete decisiva contro l’Atalanta, il tecnico affermò che “non era stato Francesco a salvare la Roma” proprio perché voleva conservare un velo di coerenza tra dichiarazioni e scelte di campo. Ieri Luciano si è reso probabilmente conto che, per come stanno le cose, Totti è tecnicamente superiore a tutti gli altri, e data la mancanza di Pjanic, è il solo a poter fare passaggi come quello del 2-2 di Dzeko. Spalletti ha “sacrificato” il valore delle espressioni della passata stagione perché si è reso conto stavolta che la squadra ha bisogno di “centralizzare” la figura di Totti. Nessun altro calciatore è come lui. E’ stupido quindi pensare che la coerenza sia un valore in assoluto positivo, anzi bisognerebbe dare maggiore valore alle azioni piuttosto che ai principi. Spalletti lo ha fatto, ha dovuto farlo, perché si è reso conto che la Roma ne ha, ancora, maledettamente bisogno.



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